di Gaetano Pedullà
Mettetevi comodi, oggi i saggi del Quirinale ci diranno come dare un governo al Paese. Si accettano scommesse: le pillole di saggezza non faranno nessun miracolo. Per rianimare la politica italiana serve l’elettroshock, altro che pannicelli caldi! Se però c’è un saggio vero in circolazione, questo è Massimo D’Alema. Un altro malato grave, il Partito democratico, forse se la caverà. E se questo avverrà davvero, sarà merito suo, il “vecchio” che ieri è andato a trovare il giovane, il leader maximo che sente il disfacimento del suo partito e va a Firenze (a Canossa sarebbe stato uguale).
Nell’immobilismo della politica italiana, almeno ecco una mossa, il cui effetto è liberare il rottamatore Renzi dall’isolamento in cui ha tentato di stringerlo Bersani, scongiurare una traumatica scissione nel partito e contemporaneamente mettere fine alla fantozziana avventura del primo premier incaricato-congelato della nostra storia repubblicana. E dire che Renzi voleva mandarlo ai giardinetti quel D’Alema che per primo annusò l’aria che tira e rispose annunciando il ritiro della sua candidatura al parlamento. Se nel Pd, dunque, si batte un colpo, a Palazzo Chigi e sul Colle si resta in stallo.
Giorgio Napolitano spinge il tempo per arrivare alla fine del suo mandato, ma di un governo e di un’intesa sul nuovo Capo dello Stato non c’è traccia. Il Paese d’altronde per i nostri politici può attendere. E che importanza ha se la gente si suicida senza lavoro e senza speranza. Se in Europa non contiamo più niente. Se ogni giorno ormai guardiamo che tempo fa sul nostro spread esattamente come guardiamo che tempo fa sulle nostre teste. Non c’è miglior saggio, allora, che tornare al voto, riaffidarsi agli italiani con una nuova offerta politica. Renzi l’ha capito e per questo vuole le urne. D’Alema non vuole arrivarci col partito a pezzi. Bersani aspetta e Grillo gode.