di Carmine Gazzanni
È bastata una sola parola per descrivere quello che sta vivendo la Calabria a causa del maltempo: un “disastro”. Così l’ha definito il consigliere alla città metropolitana di Reggio Calabria, Riccardo Mauro. E, d’altronde, non potrebbe essere altrimenti, tra strade letteralmente devastate, sfollati, disagi enormi per automobilisti e cittadini. E, purtroppo, una vittima, dopo il ritrovamento del cadavere di Salvatore Comandè, il quarantatreenne disperso dal pomeriggio di sabato a Taurianova dopo essere stato trascinato dalla piena di un torrente.
UNA TERRA CRITICA – Ecco che allora comprendiamo il perché del termine “disastro”. Esattamente come di “disastro” dobbiamo parlare in riferimento all’utilizzo dei fondi europei in Calabria. O, meglio, al non utilizzo dei fondi, dato che a fine anno ben due miliardi torneranno nelle casse di Bruxelles, semplicemente perché mai utilizzati. Ma, a questo punto, la domanda: cosa c’entrano questi due “disastri” tra loro? Semplice: se uno fosse stato scongiurato, probabilmente anche il secondo non si sarebbe mai verificato. In altri termini, se i soldi a disposizione fossero stati utilizzati, anche il rischio idrogeologico sarebbe stato in qualche modo limitato. Il che non sarebbe stato affatto un male considerando che parliamo di una delle Regioni più esposte a eventi alluvionali o franosi. Basti riprendere in mano gli ultimi dati di Legambiente, secondo cui in Italia sono oltre 6.600 i comuni ad elevato rischio idrogeologico (pari all’82% del totale), per una popolazione potenzialmente esposta che tocca quota 5,8 milioni di persone. Ebbene, se i dati generali non sono rosei, toccano vette tragiche per la Calabria che detiene il primato di maggior rischio idrogeologico con addirittura il 100% dei comuni esposti. Dati, questi, che fanno il paio con quelli ufficiali dell’Ispra, secondo cui sono circa 240 mila gli abitanti a rischio tra eventi alluvionali e eventi franosi. Oltre un decimo della popolazione.
SOLDI NON SPESI – Ed ecco che arriviamo, a questo punto, ai fondi europei messi a disposizione della Calabria da Bruxelles e da impiegare in vari progetti tematici, tra cui appunto quello della salvaguardia del territorio e delle opere contro il rischio idrogeologico. Dall’anno prossimo, anche se in ritardo nella tabella di marcia, la Calabria metterà mano ai fondi relativi al settennio 2014/2020, mentre fino al 31 dicembre 2015 potrà utilizzare quelli del settennio precedente, 2007/2013. Ottima cosa, si dirà: visti i continui ritardi amministrativi, si è dato tempo di utilizzare quanto stanziato fino a fine 2013 per altri due anni. Meglio di così, non si poteva. Peccato che, anche con le proroghe, il malcostume italiano non cambia poi più di tanto. Ed ecco che allora, secondo gli ultimi dati, molto probabilmente la Calabria restituirà la bellezza di due miliardi che, tra nemmeno due mesi, riprenderanno la strada di casa. Un miliardo e duecento milioni di euro, infatti, risultano impegnati ma non spesi, mentre ottocento milioni di euro non risultano nemmeno impegnati. Totale: 2 miliardi di euro, appunto. Una cifra a dir poco enorme se si pensa che, secondo i dati OpenPolis pubblicati proprio in questi giorni, il nostro Paese, in totale, restituirà qualcosa come 6,5 miliardi. Uno spreco incredibile, imputabile, per circa un terzo, alla sola Calabria. Tutto questo, mentre la regione frana e sprofonda.
IMBROGLI E RAGGIRI – Ma non basta. Perché accanto ai fondi colpevolmente rimasti inutilizzati, ci sono anche quelli spesi per svariati progetti, impiegati dunque. Ma poi bloccati. Perché? Semplice: dietro si nascondevano frodi e truffe. Anche qui la cifra è colossale. Nel 2014 in Calabria sono state scoperte frodi per oltre 11 milioni (per un totale italiano di 58). Più di qualsiasi altra regione (in Puglia scoperte truffe per 7 milioni, in Sicilia per 4), più dei ministeri (l’Interno ha registrato truffe per 6 milioni). Il conto è scioccante: sarebbero 13 i milioni che solo nell’ultimo anno si potevano impiegare per risolvere problemi e garantire una tutela ambientale che in regione non c’è.