A Roma c’è un sindaco che non vuole più nessuno, tranne qualche centinaio di persone rimaste a difenderlo cantando Bella Ciao sotto al Campidoglio. Meglio Marino che un grillino o – peggio – qualche coniglio capace di uscire all’ultimo istante dall’imprevedibile cilindro renziano. Marino perciò cincischia, prende tempo, fa capire che è pronto a ritirare le dimissioni. Sono i giochi della politica, si dirà, ed effettivamente il teatrino è dei più classici. Nel frattempo ci si dimentica però perché la Capitale è arrivata a questo punto, con un’inchiesta che coinvolge politici, imprenditori, ex terroristi e colletti bianchi. Un grumo di malaffare che per la Procura va promosso al livello di mafia. Parliamo di un bubbone difficilissimo da estirpare, che non aspetta certo i tempi della politica e che può dilagare in una città dove l’istituzione più vicina ai cittadini – il Comune – è immobilizzata. Così non solo continuano i traffici illeciti, a partire dalla droga, ma si ricomincia a sparare. Ieri una delle periferie sembrava Scampia, con due ragazzi uccisi in strada. Un prezzo a una politica attenta solo al proprio ombelico, che Roma non merita pagare.
L'Editoriale