di Stefano Sansonetti
Dalle parti del ministero dell’interno hanno provato in tutti i modi a tenere la questione sottotraccia. Alla fine, però, il bubbone è esploso. La conclusione è che tra i Vigili del fuoco e il ministro Anna Maria Cancellieri è in atto una guerra senza esclusione di colpi. Pietra dello scandalo un decreto con cui, sul finire dell’anno scorso, il Viminale avrebbe tentato di aumentare la presa dei prefetti sul Corpo, a scapito dei dirigenti interni. Un’operazione che, vista la tradizionale antipatia con cui Vigili del fuoco e prefetti si guardano, si è trasformata nella classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da qui un corollario di lettere e comunicazioni che hanno portato il caso all’attenzione del capo dello stato, Giorgio Napolitano. E hanno spinto il Corpo ad avanzare una richiesta choc, almeno per il ministero dell’interno: liberare una volta per tutte i Vigili del fuoco, con i loro 31.600 uomini, dalla dipendenza prefettizia. Carte alla mano, La Notizia è in grado di documentare la fasi di uno scontro che si tradurrà in una patata bollente nelle mani del prossimo ministro e del futuro governo.
La morsa dei prefetti
Il punctum dolens, per i Vigili del fuoco, è l’inquadramento. E’ una legge del 2006 ad aver stabilito che “il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è una struttura dello stato incardinata nel ministero dell’interno”. Il tutto per il tramite di un apposito dipartimento, naturalmente guidato da un prefetto che oggi risponde al nome di Francesco Paolo Tronca. Insomma, per un Corpo di non prefetti non è mai stato facile accettare la presenza di funzionari che peraltro hanno la stessa estrazione della Cancellieri. La situazione, però, precipita letteralmente quando il 22 ottobre del 2012 un decreto del Viminale prova a condurre in porto una revisione dei posti di funzione proprio nel dipartimento. Per le sigle sindacali si tratta di un blitz che vorrebbe mettere il dipartimento direttamente in mano ai prefetti, relegando ai margini i dirigenti interni. Il 21 febbraio del 2013 parte una prima lettera alla Cancellieri, al sottosegretario Giovanni Ferrara e al prefetto Tronca firmata dalla Cgil Funzione Pubblica e dalla Cisl Federazione nazionale sicurezza. Nella missiva si punta l’indice sul decreto, “in quanto i posti precedentemente assegnati a dirigenti del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco risultano sostituiti o soppressi a favore di una nuova organizzazione, quasi interamente gestita da personale della carriera prefettizia”. Lo stesso giorno Cgil e Cisl, questa volta in compagnia di Uil-Pa, Dirstat e altre sigle come Alte Professionalità VVF e Sindir VVF, scrivono nientemeno che al presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, e al presidente del consiglio Mario Monti. E qui i toni si fanno anche più duri: “Dall’analisi del decreto in questione emerge un’eclatante opera di predisposizione di un vero e proprio falso dichiarato nel testo della premessa del decreto stesso”. Il riferimento è al passaggio in cui il provvedimento del Viminale parla della necessità di provvedere “a una completa revisione dei posti funzione riservati ai dirigenti della carriera prefettizia”. Secondo la lettera “tale affermazione è falsa, in quanto nel testo del decreto i posti precedentemente assegnati a dirigenti del Corpo dei Vigili del fuoco risultano sostituiti o soppressi a favore di una nuova organizzazione interamanete gestita da prefettizi”. Quest’ultima è la frase chiave, riportata fedelmente in tutti i successivi atti d’accusa.
Situazione incandescente
L’8 marzo 2013, con una lettera inviata a Monti e alla Cancellieri, le sigle proclamano lo stato di agitazione dei dirigenti e dei direttivi dei Vigili del fuoco. L’obiettivo è secco: far ritirare il decreto. Il successivo 14 marzo viene inviata al ministro-prefetto una lettera in cui 173 dirigenti accusano il decreto di consentire a prefetti e viceprefetti indebite interferenze nella gestione del Corpo. Il 26 marzo i sindacati riescono a combinare un incontro con il sottosegretario Ferrara e il prefetto Tronca, attuale capo del dipartimento. Quest’ultimo fa mettere a verbale che il decreto ha solo l’intenzione di razionalizzare la presenza dei prefetti all’interno del Dipartimento. Ma si dice comunque disposto a valutare una sua revisione. In tal senso viene costituito un Comitato per fare proposte, che però per i Vigili del fuoco è solo un modo per prendere tempo. La morale è che il decreto c’è ancora, ma di fatto è congelato. Proprio in chiusura di mandato, però, una bella grana è scoppiata in casa della Cancellieri e di chi ne erediterà le funzioni. I Vigili del fuoco vanno avanti. Vogliono autonomia sul modello delle Fiamme Gialle o del Corpo forestale dello stato.