di Carmine Gazzanni
Non ci sono soldi. Nemmeno per la solidarietà. Chissà se basterà questa misera “giustificazione” per quanti, nel devolvere il loro otto per mille, hanno pensato allo Stato e non alle varie confessioni religiose. È meglio che i contribuenti di tutta Italia se ne facciano una ragione: i soldi che loro hanno assegnato, nel momento della dichiarazione dei redditi, alle varie associazioni umanitarie, nella stragrande maggioranza non verranno mai attribuiti. Basti un semplice calcolo. Secondo l’atto del Governo Renzi, sottoposto proprio in questi giorni a parere parlamentare, tra le varie categorie in cui è suddiviso il fondo statale dell’otto per mille (calamità naturali, edilizia scolastica, fame nel mondo, assistenza ai rifugiati, beni culturali), su ben 2.508 attività ammesse a finanziamento, accederanno concretamente solo in 70. Il 2 per cento. Il motivo? Semplice: nel tempo gli esecutivi in carica hanno gestito il fondo frutto dei contributi dei cittadini italiani come un bancomat. Finanziando di tutto e, dunque, svuotandolo. Lo dice chiaramente, d’altronde, l’ultima relazione della Corte dei Conti (novembre 2014): se l’importo assegnabile doveva toccare quota 170 milioni, a causa di impressionanti tagli (circa 137 milioni, pari all’80 per cento), saranno solo 33 quelli concretamente disponibili.
TAGLI SU TAGLI – Dalla riduzione del debito pubblico al salvataggio di Alitalia passando per il rifinanziamento delle missioni militari all’estero. Il fondo è stato, come detto, utilizzato da tutti e per qualunque imprevisto, presunto o reale che fosse. E così, per dire, Massimo D’Alema pensò bene di utilizzare l’otto per mille per mandare i nostri soldati, al tempo, in Albania; stessa cosa fece poi Silvio Berlusconi per l’Afghanistan e l’Iraq. In altre parole, tra un taglio qui e una decurtazione lì, nel giro di dieci anni si è arrivati al sostanziale azzeramento del fondo. È ancora la relazione della Corte dei Conti a fare il punto in maniera inequivocabile: dai 64 milioni tagliati ancora dal Cav nel 2011 per “la gestione dei mezzi della flotta aerea del dipartimento della Protezione civile”, fino al Governo di Mario Monti, che con le sue leggi di stabilità tagliò il fondo di 85 milioni nel 2013 e 14 milioni nel 2014. Stessa identica scia è stata seguita, per ultimi, da Enrico Letta e Matteo Renzi.
SOLO SEI SCUOLE SU 1.837 – E così, come detto, il fondo è stato dissanguato. Ma è entrando nel dettaglio che capiamo la consistenza dei tagli. Partiamo dall’edilizia scolastica. È stato proprio Renzi, d’altronde, a introdurre la possibilità di destinare l’otto per mille anche a tale scopo. E molti l’hanno fatto: i progetti finanziati dai contribuenti sono stati 1977, di questi 1837 sono stati ammessi allo stanziamento dall’apposita commissione. Ma ecco la domanda: quanti progetti verranno concretamente finanziati? Sei. Lo 0,3 per cento. Una nullità, frutto del fatto che per questa categoria i soldi a disposizione sono solo sei milioni.
GLI ALTRI ESCLUSI – Esattamente come nel caso della conservazione dei beni culturali, categoria per la quale saranno solo 17 i progetti finanziati su un totale di 814. Tra gli esclusi, per dire, il restauro della villa medicea a Firenze (sponsorizzato dall’Accademia della Crusca) fino a quello della biblioteca reale di Torino. E, ancora, il contrasto alle calamità naturali. Anche in questo caso il fondo è di soli sei milioni di euro. Un po’ pochini per finanziare i 107 progetti ammessi potenzialmente a finanziamento (su un totale di 232). E allora ecco la sforbiciata. Anzi, il taglio con la mannaia: a ricevere i fondi saranno solo sette progetti. Curioso che tra i progetti rimasti al palo anche quello per “favorire la tutela della pubblica incolumità da fenomeni ed eventi antropici e naturali”. Dove? A Catania. Una delle città più colpite dal maltempo negli ultimi giorni. Ma tant’è: in tempo di crisi la solidarietà è un “lusso” che non ci si può permettere.
Tw: @CarmineGazzanni