Le banche italiane sono senza vergogna. Scoppiano della liquidità della Bce ma alle piccole imprese danno il credito col contagocce. La loro responsabilità per la crescita minuscola del nostro Paese è immensa. E i loro manager – con invisibili eccezioni – possono dirsi tutto tranne che banchieri. Criticatissimi per gli stipendi e i bonus d’oro che si dividevano ai tempi delle vacche grasse, oggi si trattano esattamente come allora. Negli ultimi tempi il sistema è stato sconvolto dagli scandali del Monte Paschi, con l’ex presidente Musari sotto processo, dalle accuse niente meno che per mafia al vice presidente Unicredit Palenzona, dalle indagini sulle Popolari che finanziavano i clienti che poi compravano azioni degli stessi istituti (drogandone così il valore a svantaggio dei piccolo soci). Persino il governatore di Bankitalia Visco è indagato. E cosa fanno allora gli istituti? Rieleggono il presidente dell’Abi, l’ex politico Patuelli, per il prossimo triennio. Peggio si fa più si è premiati in questo Paese, dove al capitolo banche abbiamo ancora due signori di 80 anni – Bazoli e Guzzetti – al centro del sistema. Naturale che il circolino resti sempre lo stesso.
L'Editoriale