di Stefano Sansonetti
Gufi o non gufi, ci si sono messi in quattro a smontare la sfavillante narrazione renziana sulla ripresa economica in Italia. E almeno tre di questi quattro osservatori sono super partes, almeno sulla carta. Di sicuro, a pochi giorni dal dato sui nuovi 325 mila posti di lavoro nel 2015, ieri il presidente del consiglio avrà avuto di che innervosirsi. Ha cominciato Eurostat, l’istituto di statistica europeo, dicendo che gli italiani sono i più “sfiduciati” d’Europa. Oltre ai 3,1 milioni di disoccupati, infatti, ci sono 3,3 milioni di persone che non cercano un impiego e che corrispondono al 13% della forza lavoro. Il dato è riferito al secondo trimestre del 2015, e sfigura rispetto a una media di “sfiduciati” che nell’Europa a 28 è del 3,7%. Poi ci si è messo l’Istat, normalmente “amico” del Governo. In audizione alla Commissione lavoro della Camera, i tecnici dell’Istituto hanno spiegato che il 30% delle donne ha lasciato il lavoro dopo la gravidanza. Nel 60% dei casi si è trattato di un’uscita prolungata per almeno 5 anni. Al tutto si è aggiunta la stima “monstre” di Confesercenti, secondo la quale sono oltre 627 mila i negozi sfitti, dopo la chiusura delle aziende che vi operavano. Quasi uno su quattro, ha spiegato l’associazione, con punte del 40% in alcune periferie. Infine è arrivata anche la Banca d’Italia, guidata da Ignazio Visco, secondo la quale in agosto i prestiti delle banche al settore privato hanno subìto una contrazione dello 0,5% su base annua. Insomma, quattro siluri che di sicuro il premier non avrà gradito.
Twitter: @SSansonetti