Era inevitabile. Come spesso accade in questi casi, specie se parliamo di un’amministrazione così importante com’è quella del Campidoglio, appena dopo l’annuncio delle dimissioni, parte il toto candidati. E così è stato anche nel caso di Ignazio Marino. Appena comunicata la sua decisione (volente o nolente, viste le pressioni di rivali e alleati), le varie formazioni politiche, molte delle quali presenti in Campidoglio sin dalla mattina, hanno cominciato a ragionare sul da farsi. Tanti i nomi in ballo. A cominciare da Alfio Marchini la cui ricandidatura è cosa certa. I dubbi, invece, sono su chi sosterrà l’imprenditore romano. Secondo ben informati, Marchini proporrà una sua lista civica ma spera nell’appoggio di vere e proprie coalizioni politiche. Destra o sinistra che sia. Difficile che sia un nome buono per la sinistra. Ecco che allora Marchini dovrà ripiegare sul centrodestra, specie dopo che Silvio Berlusconi ha aperto a questa possibilità.
ORIZZONTE DESTRA – Le cose, però, si complicherebbero immediatamente a destra. Difficile pensare che la Lega Nord possa appoggiare l’imprenditore. La strada più plausibile, allora, è che Matteo Salvini e Giorgia Meloni facciano fronte comune, premendo per la candidatura proprio di quest’ultima. Un nome forte quello dell’ex ministro su cui, alla fine, potrebbero convergere i voti anche di Forza Italia e Nuovo Centrodestra. Certamente, però, la scelta non sarà apprezzata da CasaPound, con Simone Di Stefano che in più occasioni ha chiuso a un ritorno di fiamma (è il caso di dirlo…) sulla Meloni. Il che, dunque, potrebbe portare anche a uno scricchiolio dei rapporti con Salvini.
PARTITO DEMOCRATICO – Decisamente più complicato il quadro nel Partito Democratico. Ovviamente, uscendo dalla batosta Marino, sarà difficile, molto difficile riconquistare la piazza. I renziani starebbero già muovendosi sponsorizzando e lanciando, perlomeno in un pseudosondaggio interno, il nome di Giovanni Malagò. Bisogna vedere però se il presidente del Coni sia disposto a “rischiare” con una candidatura che potrebbe anche bruciarlo. Senza dimenticare anche la carta Matteo Orfini che, secondo molti, bene ha fatto in qualità di commissario del Pd romano.
MOVIMENTO CINQUE STELLE – Resta, infine, il Movimento cinque stelle. In tanti credono che il nome di Alessandro Di Battista possa realmente sconfiggere qualsiasi tipo di rivalità. Ma è anche vero che Di Battista ha già rifiutato l’offerta. Per coerenza: il regolamento pentastellato prevede che l’eletto onori tutta la legislatura. Ma, chissà, forse un altro voto online con gli attivisti potrebbe cambiare le carte in tavola.