di CARMINE GAZZANNI
A una prima lettura il dato sembrerebbe anche positivo: mentre in Europa nel 2014 si conferma il dato tendenziale del costante incremento dei casi di irregolarità e frode riguardo ai fondi comunitari (per un totale di 3.185 milioni di euro nel 2014 rispetto ai 2.052 milioni del 2013), in Italia le frodi inaspettatamente calano passando dalle 805 registrate nel 2013 alle 763 dell’anno passato. A scorrere il rapporto reso noto ieri dal Comitato nazionale per la repressione delle frodi nei confronti dell’Unione Europea (COLAF), però, non c’è da esultare più di tanto. Non è un caso che ieri il sottosegretario alle Politiche Europee, Sandro Gozi, ha dichiarato che “il buon risultato ottenuto è frutto della crescente efficacia dei modelli di prevenzione e del perfezionamento del flusso di comunicazioni promosso a livello centrale e locale dal Comitato”. Tutto vero, certamente. Esattamente com’è vero, però, che stando ai dati della relazione (dati, peraltro, nemmeno citati nella conferenza stampa), restiamo il Paese che registra il più alto numero di frodi e irregolarità sui fondi europei, solo dopo Romania (1150), Repubblica Ceca (1074) e Polonia (963) e ben distanti da Paesi come la Germania (416) o la Francia (458). Per non parlare, poi, dei Paesi Scandinavi dopo le frodi sono praticamente nulle. La Finlandia, per dire, ne ha comunicate solo 44.
IL CAPITALE FRODATO – Di quanti soldi stiamo parlando? Quasi 100 milioni di euro. Circa 98 milioni, per essere precisi. Uno spaventoso giro di affari che coinvolge tutto e tutti. Dai fondi per le attività agricole a quelli per la pesca, fino ai fondi strutturali – ovvero quei finanziamenti finalizzati all’edilizia, alle infrastrutture e ai trasporti nelle aree sottosviluppate – per i quali sono stati illecitamente attribuiti finanziamenti per 58 milioni, 18 dei quali “indebitamente” versati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Che dire, ancora, dei già citati fondi Pac (Politica Agricola Comune). Qui, addirittura, i casi di sospetta frode aumentano, passando da 401 a 478. Ma sorprende la tipologia dell’irregolarità più “gettonata”: in ben 220 casi sono stati riscontrati problemi (per usare un eufemismo) in progetti per “aiuti diretti ai disoccupati”. Non male in un periodo non proprio roseo per l’occupazione italiana.
GIUSTIZIA LUMACA – Numeri impressionanti, dunque. Che troppo spesso sono il frutto di un continuo accumularsi di cause e procedimenti. Ed ecco allora la domanda: perchè abbiamo un numero così elevato di sospetta frode? Semplice: perchè oltre ai casi spuntati nel 2013, collezioniamo anche procedimenti vecchi ancora in corso. Alcuni dei quali semplicemente assurdi. Come i quattro relativi, udite udite, ai fondi comunitari 1989-1993 per un importo indebitamente versato pari a 271 mila euro. Ma la punta delle irregolarità si è toccata con i fondi 2000-2006: l’importo pagato e poi bloccato per procedimenti avviati per sospetta frode è di oltre 69 milioni di euro.
LO SCONTO – Ma non basta. Arriviamo ai casi di “frode definita” e, dunque, accertata dal tribunale. Solo per i fondi strutturali le segnalazioni che risultano definite sono 657. L’esame delle citate segnalazioni sotto l’aspetto finanziario mostra un importo totale di irregolarità rilevate pari a circa 135 milioni. Ma ecco il bello: di questi, 84 milioni circa sono stati considerati “da non recuperare” (nei casi di procedure concluse a favore dei beneficiari, nonostante la frode accertata), 40 milioni circa sono stati “decertificati” dalle varie autorità coinvolte che hanno deciso semplicemente di chiudere un occhio. E dunque? Dagli iniziali 135, sono da recuperare solo 9 milioni. Non solo: ad oggi sono stati concretamente recuperati solo 5. Un sconticino coi fiocchi rispetto ai 135 milioni iniziali.
Tw: @CarmineGazzanni