Aggrappato al ponte. Il Sud che affonda – senza lavoro, senza strutture, senza speranze – quando prova a rialzare la testa suona sempre la stessa musica. Il ponte di Messina ormai è un feticcio, al quale è facile attribuire capacità taumaturgiche che da solo non può avere. Costruire il ponte con il deserto attorno è una evidente follia. Con questo alibi però non si fa il ponte e non si fa nient’altro. Così il deserto avanza. Al ciclico tirar fuori della pratica – che giù qualche voto lo raccatta sempre – ieri il Governo ha risposto che di quest’opera non se ne parla nemmeno. Si può condividere o no, ma è una scelta. Peccato che chi fa questa scelta sul Sud non ha le carte in regola. Ricordate il clamore di questa estate, quando il rapporto Svimez rappresentò la situazione economica devastante del Mezzogiorno? Intervennero governatori e intellettuali. Il premier convocò una apposita direzione del Pd. Una sfilata di facce note e di belle parole. Poi la promessa solenne: a settembre sarebbe arrivato un masterplan, con impegni e risorse. Settembre è finito e ovviamente non abbiamo visto niente. Come non si è mai visto il ponte.
L'Editoriale