Roma 2024, Olimpiadi dei poteri forti. Caltagirone punta a centinaia di milioni per lavori a Tor Vergata

di Stefano Sansonetti

A margine dell’incontro girava una battuta, ma molto realistica: “Solo le Olimpiadi cambiano le città. E Roma in questo momento ha un bisogno clamoroso delle Olimpiadi”. Oltre al Campidoglio, però, dell’evento hanno bisogno tutti quei poteri più o meno forti che vantano affari in sospeso. Naturalmente nei comunicati ufficiali non c’è traccia di nomi. Ma basta il riferimento a Tor Vergata, zona Est di Roma, per capire chi è che aspetta alla finestra con fibrillazione. Ad ogni buon conto ieri la Capitale si è candidata ufficialmente a ospitare le Olimpiadi del 2024. Tutti contenti, neanche a dirlo, i partecipanti a un incontro che ha visto allo stesso tavolo il sindaco Ignazio Marino, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il presidente del Comitato promotore, il pluripoltronato Luca Cordero di Montezemolo.

IL PASSAGGIO
Nel comunicato finale, a un certo punto, si legge che nell’occasione “è stata verificata la possibilità di collocare il villaggio olimpico nell’area di Tor Vergata dove saranno realizzati nuovi impianti sportivi e completate le strutture esistenti”. Stop. Poi però a qualcuno potrebbe venire la seguente curiosità: qual è la più grande struttura da completare dalle parti di Tor Vergata? La risposta è la Città dello Sport progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, opera che dal 2006 a oggi a visto triplicare il suo costo arrivando alla cifra monstre di 600 milioni. Si dà il caso che finora a costruire la maxi-struttura, rimasta incompiuta per mancanza di fondi, sia stata la Vianini Lavori, che fa parte del gruppo guidato dall’immobiliarista-editore Francesco Gaetano Caltagirone. Al momento sono stati spesi 200 milioni di euro di soldi pubblici, di conseguenza per condurre in porto l’operazione ne servono altri 400. Insomma, se Roma dovesse riuscire a strappare le Olimpiadi potrebbero arrivare alla Vianini Lavori quei soldi necessari a completare le ormai tristemente famose “Vele” di Calatrava. Ecco perché Caltagirone è uno di quelli che più freme in attesa di un eventuale via libera. Che ovviamente è tutto da verificare. C’è poi chi dice che l’immobiliarista-editore potrebbe beneficiare anche di una rivalutazione di alcune proprietà immobiliari nella zona Est di Roma, che acquisirebbero valore nel caso del perfezionamento della Città dello Sport. Dal gruppo, però, fanno sapere che questa seconda lettura in realtà non tiene molto. Di sicuro la storia della struttura di Calatrava è a dir poco agghiacciante. A partire dall’incertezza sulla sua “mission”. In effetti le sono state affibbiate la etichette più diverse: sede dei mondiali di nuoto del 2009, polo sportivo del Campus universitario (i terreni sono dell’Università), struttura destinata alle Olimpiadi del 2020 (quelle poi affossate dal gran rifiuto opposto dall’allora premier Mario Monti). E così, lanciata nel 2006 quando sindaco di Roma era Walter Veltroni, la Città dello Sport oggi giace abbandonata come una delle tante incompiute all’italiana, in attesa di qualche evento salvifico in grado di rilanciarne il destino.

GLI SVILUPPI
Tornando all’incontro di ieri, nel comunicato finale è stato specificato che in quel di Tor Vergata l’intervento richiederà anche “un progetto di collegamento con metropolitana tra l’area e il resto della città”. Del resto, è la conclusione, “le Olimpiadi devono essere l’occasione per dare vita a una nuova visione della città, radicata nella storia e nella rigenerazione dell’esistente, con progetti di trasformazione urbana a partire dalla nascita di un parco fluviale del Tevere a Nord di Roma che diventerà la porta di accesso alla Roma olimpica a disposizione di tutta la città”. Insomma, la Capitale ci spera, in ciò appoggiata dal Governo guidato da Matteo Renzi. Ma siamo solo all’inizio, e il tragitto e ancora lunga. Tra l’altro, mentre il Campidoglio firma la lettera di candidatura ufficiale di Roma 2024 al Cio, Il Comitato promotore di Roma 2024 non è ancora stato “istituzionalizzato” on line. In altri termini non ha ancora un sito web, anche se pare che i lavori in tal senso siano in corso. Il Comitato, presieduto da Luca Cordero di Montezemolo, formalmente non è legato al Coni. Per essere precisi è una sorta di ramificazione della Coni servizi spa, società controllata al 100% del ministero dell’economia. Detto questo è evidente che le parti sono in contatto. Montezemolo, del resto, è stato nominato alla guida del Comitato dalla giunta del Coni presieduto da Malagò, d’intesa con il sindaco di Roma e con il presidente del consiglio. A completare l’organigramma del Comitato ci sono poi il vicepresidente Luca Pancalli, che è anche presidente del Comitato paralimpico, il direttore generale Claudia Bugno, che vanta trascorsi da dirigente al ministero dello sviluppo economico, e il responsabile affari internazionali Simone Petrillo, ex Ferrari. Insomma, alcuni nomi hanno un’evidente estrazione montezemoliana. In questa categoria rientra anche la nuova portavoce del Comitato, Vincenza Alessio Ruffo, già in Confindustria e poi in Ntv sempre con Montezemolo. La comunicazione di Ntv è invece passata ad Antonella Zivillica, portata in dote dall’azionista Intesa Sanpaolo.

Twitter: @SSansonetti