L’Europa si è accorta del problema immigrati. Ci volevano i 71 morti del Tir in Austria, e i disordini da Ventimiglia a Calais, per suscitare un sussulto. Dopo tante parole e lo sforzo di aver messo qualche nave nel Mediterraneo, a metà mese ci sarà un vertice a Bruxelles. Cioé altre parole e ricette sbagliate. Purtroppo in questa Unione egoista e senza statisti la questione immigrazione resta totalmente sottovalutata. Un vertice per stabilire le quote con cui dividersi i profughi, o dove avviare i riconoscimenti, serve a pochissimo. In migliaia arrivano e molti di più ne arriveranno. Occorre perciò il coraggio di una soluzione strutturale, piazzando teste di ponte in Africa, dove partono le rotte dei disperati. Chi ha diritto va poi fatto imbarcare su mezzi sicuri, attraverso corridoi umanitari. Agli altri va data protezione, anche con l’uso delle armi se necessario. È chiaro che nessuno vuole imbarcarsi in una avventura militare internazionale in Africa. La lezione delle crociate l’abbiamo imparata. Ma se non vogliamo che a un’invasione pacifica dell’Europa segua poi quella militare, prima o poi dovremo aiutare quei popoli a casa loro. Il resto è temporeggiare.
L'Editoriale