Negare anche l’evidenza, con i modi da istrione degni del migliore Berlusconi. Matteo Renzi non se ne accorge più e i suoi appiattiti collaboratori non si sognano di dirglielo, ma sta diventando la macchietta di se stesso. L’ultimo show è andato in onda ieri a Palazzo Chigi, in una conferenza stampa oltre il tempo scaduto sulla riforma della pubblica amministrazione approvata il giorno prima. L’occasione per dire che il Cda della Rai è di alto profilo e andare giù con il solito sermone autoincensante. Nessuna ammissione sul dilettantismo degli uffici che hanno fatto eleggere dal Parlamento quattro pensionati. E banalizzando la questione al solo problema degli stipendi dei consiglieri-pensionati ha archiviato l’assoluta incompetenza dei neonominati – quasi tutti – sulla Rai e le nuove tecnologie, quelle che dovrebbero portare la tv pubblica nel futuro. Largo ai giovani, spazio alla rottamazione, diceva una volta il premier. Altri tempi, altre promesse.
ALZARE L’ASTICELLA
Ora si può osare di più. E visto che gli italiani si bevono di tutto Renzi alza ancora l’asticella, scrive ai parlamentari della maggioranza e rinnova la promessa più bella: a settembre si abbasseranno le tasse. Con che soldi o con quale copertura resta un mistero, ma l’importante è prendere tempo, con promesse e slogan. La specialità della casa. “L’Italia sta meglio di un anno fa, ma noi abbiamo ancora molta fame. E la fame porterà ad altre riforme dopo la pausa estiva”, ha assicurato parlando ai silenziosi giornalisti a Palazzo Chigi. Per la serie: andate in vacanza e state sereni. Come aveva scritto poco prima ai suoi parlamentari, l’autunno sarà decisivo sul fronte della riforma costituzionale e della riduzione delle tasse. “Lo dico – ha scritto il premier ai deputati e senatori della maggioranza – senza giri di parole: avete fatto un lavoro straordinario ed è giusto rendervi merito. Mai il Parlamento italiano in 70 anni di storia aveva lavorato così tanto e così intensamente. E nessun Paese europeo ha mai fatto – tutte insieme – così tante riforme. Ci rivedremo al rientro a Roma, pronti da subito per una legge di Stabilità che proseguirà nel taglio delle tasse”. Chi vivrà vedrà. Per ora abbiamo appena visto un taglio di 2,35 miliardi alla Sanità.
LA STOCCATA AI GUFI
Dietro l’indifendibile pretesa di far passare per un capolavoro il Cda della Rai (non a caso ieri distrutto nei commenti della stragrande maggioranza dei quotidiani, a partire da Corriere della Sera e Repubblica) il premier però sa che i suoi numeri sono vacillanti e la spartizione del potere non può garantirlo più di tanto. Per questo non ha lesinato due stoccate ai gufi e soprattutto all’opposizione interna al Pd. Nella lettera ai parlamentari ha chiesto di non cedere al piagnisteo mentre in conferenza stampa ha difeso le nomine Rai spiegando che non possono andare bene solo se fatte dai girotondi. Di merito e innovazione ovviamente nessuna traccia.