Non cambieRAI mai. Per il Cda premiate fedeltà e appartenenza alle reti che contano. La favoletta del Rottamatore finisce a viale Mazzini

Per il Cda premiate fedeltà e appartenenza alle reti che contano

Ormai è quasi inutile ricordare gli infiniti richiami del premier alla rottamazione e alla meritocrazia. E fa quasi tenerezza rammentare come uno degli hashtag più utilizzati in alcune sue campagne elettorali sia stato “#cambiaverso”. Le realtà vera è che oggi più che mai quei richiami suonano come parole al vento. La goccia che fa traboccare il vaso è l’indicazione dei componenti del nuovo consiglio di amministrazione della Rai effettuata ieri dalla Commissione parlamentare di vigilanza sull’azienda di viale Mazzini. Ne è venuto fuori un florilegio di amici degli amici, clientele e lobbisti vari. Veramente uno schiaffo in faccia a chi aveva creduto in una nuova stagione del gruppo televisivo, anche spinto dalla promessa di una legge di riforma proposta dal Governo guidato da Matteo Renzi ma ancora impantanata nelle aule parlamentari.

I NOMI
Il Pd, ovvero il partito del premier, ha per esempio indicato tre nomi. Uno è quello di Guelfo Guelfi, renzianissimo spin doctor dell’allora presidente della provincia e sindaco di Firenze. A capo oggi del Teatro Puccini del capoluogo toscano, l’esperto di comunicazione Guelfi è vicinissimo al presidente del consiglio, premiato quindi sulla base del criterio della fedeltà. Accanto a lui il Pd ha indicato anche Franco Siddi e Rita Borioni. Il primo, giornalista ed ex presidente della Federazione nazionale della stampa, ha dato così l’impressione di aver utilizzato il sindacato per fare carriera. Bastava vedere ieri pomeriggio i commenti sui social di molti giornalisti per rendersi conto della pessima impressione che la sua nomina ha suscitato proprio tra i colleghi. La Borioni, invece, è una storica dell’arte da sempre vicina al Pd. In questo caso il suo principale sponsor è stato il presidente del partito, Matteo Orfini, che già un anno fa avrebbe voluto portarla in Campidoglio nella giunta sbrindellata di Ignazio Marino. Su indicazione di Allenaza popolare, quindi su input decisivo dell’alfaniano Ncd (ormai ridotto a fragile stampella dell’esecutivo), è stato indicato Paolo Messa, lobbista, consulente, editore e pluirpoltronata presenza da più di un decennio. Messa, tanto per dirne una, è stato consigliere per la comunicazione dell’allora vicepremier Marco Follini (Udc). Poi è passato a una collaborazione con l’ex ministro dell’ambiente Corrado Clini.

INCARICHI A NON FINIRE
Editore della rivista Formiche, anch’essa di estrazione folliniana, Messa è in tempi più recenti è finito a fare il consulente a 90 mila euro l’anno per Invimit, la società immobiliare del Tesoro guidata dalla appena confermata Elisabette Spitz, per inciso ex moglie di Follini. In più Messa, che compare anche tra i soci del think tank Italiadecide di Luciano Violante, è da poco diventato direttore del Centro Studi Americani, altro think tank al vertice del quale è arrivato grazie al suo rapporto con il presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro. Forza Italia, dal canto suo, ha indicato due nomi. Il primo è quello del giornalista Arturo Diaconale, direttore dell’Opinione della libertà, non diffusissima testata lautamente finanziata da contributi pubblici, e presidente del Parco nazionale del Gran Sasso. Il secondo è un altro giornalista, Giancarlo Mazzuca, ex parlamentare di Forza Italia e direttore del Giorno. Quotidiano che, a quanto pare, adesso sta per lasciare in mano a Candida Morvillo.