Mentre in tutta Europa crescono le critiche per le dure condizioni imposte dai tedeschi alla Grecia, il presidente del Consiglio italiano ieri è arrivato a negare l’evidenza. L’accordo raggiunto all’Eurogruppo dimostra che l’Unione europea è guidata dalla Germania? “Stanotte è accaduto esattamente il contrario – ha girato la fritta Renzi – c’è stata una discussione vera, anche accesa”. E alla fine ha prevalso la visione generale. Ma le cose non sono andate esattamemte così. I tedeschi hanno dettato condizioni umilianti e si sono vendicati del referendum greco del 5 luglio scorso. La mediazione è stata debole e Tsipras alla fine ha dovuto accettare condizioni così pesanti da far facilmente prevedere che tra non molto saremo punto e a capo. Di qui l’attacco frontale del vasto fronte euroscettico, deluso dai greci ma ancor di più dall’Unione.
SOLITA SVENDITA
In Italia il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha definito l’accordo “una buffonata: regaliamo altri 80 miliardi e non ridiscutiamo niente dell’Europa e dei trattati”. “Mi pare – ha aggiunto – che l’Ue (Germania in testa) si sia comprata la permanenza della Grecia nell’Euro promettendo 80 miliardi (che Renzi non si permetta di far pagare un solo euro agli italiani!) in cambio di svendite e regali alle solite multinazionali. Ma il rivoluzionario Tsipras che fine ha fatto? Se questa è l’Europa, bella roba”. Altrettanto duro il commento di Beppe Grillo che su Facebook ha scritto: “È incredibile. Non pensavo sarebbero arrivati a tanto. La democrazia è sospesa e l’umiliazione della Grecia è un monito per tutti i Paesi che vogliono il riconoscimento della loro sovranità. Di tradimento da parte di Tsipras ha parlato invece il vicepresidente della Camera e membro del direttorio M5s, Luigi Di Majo. “Io ero ad Atene domenica – ha scritto – e lo dico chiaro: Tsipras ha tradito il referendum e la democrazia”.
L’IMBARAZZO DI SEL
Delusione anche tra i grandi sostenitori di Tsipras in Italia. L’ex Pd Stefano Fassina, ha invitato il Parlamento greco a esprimere un voto “coerente con la scelta chiaramente espressa dal popolo greco il 5 luglio scorso”. Accordo che evidentemente non si rispecchia nell’intesa a cui Tsipras si è piegato. Accordo che “determina il soffocamento economico e democratico della Grecia e avvicina il naufragio del Titanic Europa”. Resta comunque con Tsipras la presidente del Gruppo Misto-SEL al Senato, Loredana De Petris, che ha espresso solidarietà al premier greco costretto a fare il possibile per rendere meno feroci le condizioni imposte al suo popolo”. La Grecia doveva essere punita per aver osato mettere in discussione le regole antidemocratiche vigenti nell’Unione europea. L’Eurogruppo a egemonia tedesca ha imposto condizioni che lo stesso Der Spiegel ha definito un catalogo di atrocità per lanciare un monito verso i Paesi tentati dal seguire l’esempio greco”.
Pure Prodi e Monti restano perplessi
di Massimo Cultrera
Non c’è esultanza, ma nei commenti sull’accordo per la Grecia c’è anche chi continua a vedere il bicchiere mezzo pieno. Ovviamente si tratta di chi di questa Europa è stato garante o protagonista istituzionale. A partire dal presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano. “È stato salvato l’essenziale – ha detto -: la continuità dell’appartenenza della Grecia all’area dell’euro, e la capacità delle istituzioni europee di tener ferme una linea e una prospettiva di coesione attorno alla moneta unica e al progetto dell’Unione. Rivendica di aver previsto tutto invece Romano Prodi. “L’accordo, come avevo ripetutamente previsto – ha detto – è arrivato. Si è evitato il peggio ma non il male. Il male per una Grecia umiliata e un’Europa incapace di iniziativa, di leadership e di solidarietà. Si sono perduti anni in farisaiche trattative e confronti. La Grecia è devastata e l’Europa di oggi, se non cambia, non potrà preparare l’Europa di domani.
PASSO AVANTI?
Chi non poteva certo contestare quello che “chiede l’Europa” è Mario Monti. “L’accordo – ha commentato – è un passo avanti, sia per la Grecia che per l’eurozona. Per l’una e per l’altra, tuttavia, i costi sarebbero stati molto minori se a suo tempo si fosse adottata una prospettiva un po’ più lungimirante”. Di “giochino populista” del referendum ha parlato Emma Bonino, secondo cui se non si trova il coraggio di riformare la governance economica europea – cosa che secondo l’ex commissario dovrebbe portare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa – si rischia anche nei prossimi mesi di passare di crisi in crisi, di cerotto in cerotto”. Guarda lontano anche il presidente della Cna, la maggiore Confederazione di artigiani e piccole imprese in Italia, Daniele Vaccarino. “Eravamo a pochi centimetri dal baratro – ha sottolineato – ma alla fine hanno prevalso il buon senso. Ora però c’è da aspettarsi che la stessa intelligenza e la stessa energia siano applicate a questioni come il lavoro, la crescita e lo sviluppo in tutta l’Unione”.