Non passa giorno che le autorità diplomatiche americane non dicano di essere pronte a riaprire i rapporti con Mosca, soprattutto per quanto riguarda la lotta all’Isis. Eppure, nello stesso momento, accettano che al fianco delle truppe nazionaliste ucraine che stanno fronteggiando i separatisti filorussi nel Donbass combattano gli islamisti.
GLI SCONTRI
Infatti nelle ultime settimane gli scontri si sono intensificati lungo tutta la linea del fronte e Kiev sta rafforzando le difese intorno a Mariupol nel timore di una massiccia offensiva dei ribelli filo-russi contro questa strategica città portuale sul Mar Nero, ultimo bastione che separa il Donbass dalla Crimea. Proprio qui, starebbero affluendo i combattenti jihadisti filo-ucraini. Non potendo fare affidamento sull’esercito regolare di coscritti, male equipaggiati e demotivati, il governo di Petro Poroshenko si affida sempre più alle milizie paramilitari di volontari dell’estrema destra neonazista, più combattive, meglio armate e finanziate privatamente da ricchi oligarchi ucraini: dai battaglioni Azov – recentemente inquadrato nella Guardia Nazionale addestrata dagli americani – alle brigate di Settore Destro di Dmytro Yarosh, nomato in aprile consigliere dello stato maggiore della Difesa. È in quest’ultima formazione che, con il benestare del governo di Kiev, vengono inquadrati i volontari jihadisti che affluiscono, sempre più numerosi, dal Caucaso russo e dalle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Sono state formate tre unità di combattenti islamici anti-russi, dove prevalgono ceceni, daghestani e uzbechi, e la “Crimea”, composta prevalentemente da tatari originari di quella regione.
LA RIEDIZIONE
Insomma, una riedizione dell’alleanza nazi-islamista nata nei Balcani in funzioni anti-sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale con le divisioni islamiche di SS croate, bosniache e albanesi. La maggioranza dei combattenti islamici che combattono sotto le insegne rosso-nere degli utranazionalisti ucraini di Settore Destro sono di origine cecena. Alcuni di loro provengono dalla “vecchia guardia” nazionalista e laica della diaspora europea, come il noto Isa Munaev, comandante militare di Grozny durante la seconda guerra d’indipendenza cecena, arrivato in Ucraina dalla Danimarca già nel 2014 e fondatore dell’unità “Dzhokhar Dudayev”, ucciso lo scorso febbraio nella battaglia di Debaltseve.