Se la Merkel si accorge del nostro presidente dell’Inps, Tito Boeri, minimo minimo se lo porta nel suo zoo di Berlino, tra falchi e guardiani del rigore. Lo stimato economista ieri ha fatto i conti e il bilancio dell’Istituto nazionale di previdenza si è confermato quello che sospettavamo. C’è un buco di quasi 13 miliardi, in gran parte eredità della fusione con l’Inpdap (dipendenti pubblici). Come coprire questa voragine? La ricetta di Boeri è la più classica: tagliamo gli assegni con l’ennesimo contributo di solidarietà. Tanto i trattamenti previdenziali sono così ricchi che ai nostri pensionati avanza sicuro qualcosa. Scherzi a parte, proprio dopo aver visto come hanno ridotto la Grecia (e l’Europa) le politiche recessive imposte dai tedeschi, tagliare gli assegni dovrebbe essere proprio l’ultima delle cose da fare. Si pensi piuttosto a ridurre gli sprechi, a contrastare le false pensioni, e a far fruttare di più l’ingente patrimonio accumulato dall’Istituto. Tagliare la spesa improduttiva, in sostanza, ma non tutta la spesa, compresa quella a cui hanno un sacrosanto diritto i nostri pensionati.
L'Editoriale