di Angelo Costa
Che Alessandro Di Pietro, conduttore di Occhio alla spesa fosse nel mirino dei vertici Rai, non era un mistero per nessuno nei corridoi di viale Mazzini. Dopo la multa dell’Agcom che aveva comminato una sanzione alla Rai per pubblicità occulta che Di Pietro aveva fatto ad una pasta per diabetici, il giornalista vicino al centro destra aveva ricevuto una lettera e si era rivolto al suo consigliere di riferimento nel cda il professor Guglielmo Rositani. Ma il consigliere anziano noto per i suoi modi sbrigativi ma efficaci, era stato decisamente cauto nella difesa d’ufficio. Così quando ieri la puntata non è andata in onda e le agenzia già nella tarda mattinata avevano battuto la notizia di un “malore improvviso” del conduttore, i bene informati di viale Mazzini sapevano la verità: la Rai aveva licenziato in tronco Alessandro Di Pietro. Sui tagli alle numerose notizie al confine con le markette, infatti, il dg Luigi Gubitosi è stato chiarissimo: chiunque abusi del suo potere per fare interessi personali e non della Rai, è destinato ad essere allontanato. Di Pietro, tuttavia, farà ricorso e chiederà i danni. Secondo quanto risulta a La notizia, in queste ore circola una Black list composta da conduttrici, giornalisti e perfino opinionisti di programmi del day time che avrebbero accumulato una serie di “abusi”- dai vestiti e le scarpe degli sponsor non restituiti fino a consulenze con enti e personaggi poi lanciati nelle stesse trasmissioni – tali a giustificare interventi e sanzioni fino alla risoluzione del contratto. Tremano ad Unomattina dove già nell’estate scorsa il dg aveva fatto irruzione senza trovare i responsabili che erano invece in ferie. Ma tremano anche nei feudi del day time (I fatti vostri, La vita in diretta, Le amiche del sabato) dove si anniderebbero – il condizionale è obbligatorio – molte incongruenze. Continua il valzer dei nomi per i prossimi palinsesti soprattutto nella rete ammiraglia dove l’altro ieri sembrava che Mara Venier avesse strappato – a sorpresa – la riconferma. Sembrava, appunto. A spingere per vedere ancora in tv la signora bionda sarebbero stati, secondo indiscrezioni, molti amici politici che hanno chiamato i vertici del settimo piano. Sappiamo che Mara ha avuto un rapporto di stima con Silvio Berlusconi e anche con l’attuale segretario del Pd Pier Luigi Bersani che alla fine degli anni 90 frequentava le cene ai Parioli dell’imprenditore calabrese Luigi Siciliani. Ma le intenzioni del direttore Giancarlo Leone sarebbero ormai orientate al restyling specialmente dei contenuti del programma quotidiano della rete ammiraglia troppo legato al trash o al trattamento dell’attualità sulla base del metodo “lacrime e sangue” molto gradito fino all’avvento del sobrio Gubitosi al responsabile editoriale Daniel Toaff. La casella della condizione per La vita in diretta è ancora scoperta e si spingono dietro le quinte molte signore della tv, da Paola Perego all’intraprendente Veronica Maja passando per Miriam Leone, Elisa Isoardi e perfino Cristina Parodi, reclutata da Leone al Festival di Sanremo e adesso nella giuria di Altrimenti ci arrabbiamo, il prime time di Milly Carlucci con Teresa Mannino. E la corsa alla poltrona di Mara assume anche toni caricaturali perchè contempla anche outsider del calibro di Francesca Senette, pupilla di Emilio Fede. Senette non ha mai digerito la mancata riconferma all’Italia sul 2 e la conseguente sparizione dai palinsesti di mamma Rai e ha scritto di recente alla presidente Anna Maria Tarantola. La ex vigilantes di Bankitalia le ha risposto. Intanto, la Senette ė attivissima sul web e sui canali digitali dove esibisce la seconda gravidanza. Il programma che conduce su Easybaby si basa proprio sulla evoluzione della sua gravidanza, sport, alimentazione, fotografie e nausee comprese. Alle pance in tv ci avevano già abituato Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi che hanno dedicato all’amica Barbara D’Urso anche i primi vagiti della figlia Maria scandalizzando giustamente chi considera che i bambini debbano essere trattati con delicatezza e rispetto. Ma la dura legge dell’auditel non perdona.