La cultura a Roma ha abdicato. E a guardare bene, va molto meglio così. Il segno della resa è l’incredibile scelta del sindaco Ignazio Marino per la guida della Fondazione Musica per Roma. Come se qui non ci fossero manager all’altezza di proseguire l’ottimo lavoro di Carlo Fuortes, passato a gestire il Teatro dell’Opera della Capitale, il Campidoglio ha nominato nuovo amministratore della Fondazione lo spagnolo José Ramon Dosal Noriega. Un signore che a leggere il suo curriculum sembra più un esperto di corride e tori.
SPONSOR E PADRINI
La mossa ovviamente ha scontentato tutti i candidati a questa poltrona. Candidati che nel loro curriculum hanno invece padrini e sponsor politici. L’occupazione politica dei grandi poli culturali a Roma è d’altra parte un fatto storico e tutt’ora sotto gli occhi di tutti. L’ultimo caso, forse il punto più basso di un tale asservimento ai partiti, l’abbiamo visto al Maxxi con la nomina alla presidenza dell’ex ministro Giovanna Melandri. Probabilmente è per sfuggire alle pressioni esercitate da ogni parte che Marino ha deciso di sparigliare andandosi a prendere in trasferta il manager di Musica per Roma (che significa anche l’Auditorium di Renzo Piano). Uno scandalo per le opposizioni di destra, ma anche per gli alleati di sinistra, con il capogruppo della Lista Civica Nicola Zingaretti al Consiglio Regionale del Lazio, Michele Baldi, inviperito perché in un Paese come l’Italia – che si vanta di essere patria della cultura – il sindaco non ha trovato nessuno all’altezza. Un’accusa di provincialismo che faceva trapelare un disastro più grande: indebolito da Mafia Capitale il Comune è costretto a manovrare limitandosi a ostentare legalità e trasparenza. Non ci sarebbe più, in sostanza, nessuna capacità di indirizzo politico. Se a questo indirizzo però ci abita la Melandri, allora meglio scappare in Spagna. Olè.