E chiaro che Matteo Renzi spera di fare l’en plein alle regionali. Ma è altrettanto chiaro che fra le speranze del premier e le variabili della realtà c’è un solco enorme. Soprattutto nelle regioni chiave. Giusto ieri, con una puntata a Vicenza, il capo del governo ha deciso di mettere la faccia sulla partita più difficile: il Veneto, inespugnabile enclave leghista dove però, secondo il premier, grazie alle riforme del governo è ripartita la crescita. “In un anno abbiamo fatto più della Lega in 20”, rivendica il leader Pd, convinto che né i mini-rimborsi delle pensioni né la riforma sulla scuola avranno effetti sull’esito elettorale. Molto più insidioso è, invece, “chi nel Pd sogna che le cose vadano male” per indebolire il governo ma, secondo Renzi, i gufi non avranno la meglio. Il segretario Pd farà tappa in tutte e 7 le regioni, chiamate al voto il 31 maggio.Oggi, evitando Napoli, dove pesa di più il voto di opinione sui candidati “impresentabili” Renzi andrà a Salerno, citta’-modello grazie alla gestione di Vincenzo De Luca. E la prossima settimana attraverserà l’Italia a sostegno dei candidati del Pd per chiudere la campagna elettorale nella sfida a più alto contenuto simbolico nello scontro interno al Pd: in Liguria, dove l’ex dem Luca Pastorino mette in difficoltà la vittoria di Lella Paita. “Siamo in una fase che non vogliamo perderne una”, carica Renzi, pur ammettendo le difficoltà, nel comizio al fianco di Alessandra Moretti, che “a differenza di Toti e Pastorino ha lasciato il seggio in Ue” per cimentarsi nella “partita più complicata”. Pur negando ufficialmente il valore nazionale del test, il premier sa che le scelte del governo peseranno anche sulle amministrative. In particolare, la riforma della scuola e la decisione sulle pensioni dopo la sentenza della Consulta potrebbero influenzare un elettorato, come gli insegnanti ed i pensionati, da sempre vicini al Pd. Ma per il leader dem avranno più peso le tante riforme fatte in un anno, tante che “ieri l’altro mi è venuto il crampo alla mano a furia di firmare provvedimenti”. Il jobs act ha i suoi effetti, elenca Renzi, “i numeri della cassa integrazione sono dimezzati anche se i sindacati mi detestano”. Con la “Buona Scuola” arriva “un miliardo in più” e “certezze” per i precari. Ieri, poi, è arrivato anche il via libera al ddl anticorruzione che ripristina il falso in bilancio. Riforme “di sinistra” rivendica il premier alla minoranza che lo accusa di derive centriste che, al Senato, lo aspetta al varco su nuove modifiche alla riforma della scuola. L’altra “mina” sul voto sono le scelte dell’esecutivo per mettere una pezza alla sentenza della Consulta sulla legge Fornero. “Credo sia stata fatta oggettivamente un’ottima operazione” difende il premier che rilancia per ottobre-novembre l’intervento per una maggiore flessibilità in uscita. “E’ un tema vero”, precisa Renzi, “se però lo diciamo adesso sembra che sia un’operazione di campagna elettorale”. Ed è materia di scontro elettorale, soprattutto con la Lega di Salvini, anche l’emergenza immigrazione. A Vicenza il leader dem spiega che “tra il buonismo che in realtà è cattivismo di chi pensa che dobbiamo accogliere tutti” e l’atteggiamento “squallido” della Lega, il governo ha scelto la via di mezzo. “La paura è una moneta che paga”, ammette, ma “è stucchevole giocare sulla pelle delle persone per mezzo voto in più”. Anche perché, rincara la dose, “Salvini strumentalizza e attacca ma poi si allea con Alfano in alcune regioni”. Un attacco frontale nel cuore del leghismo che Renzi prova a sfidare nel suo feudo, schierando le punte “rosa” del suo team: lunedì Federica Mogherini, Maria Elena Boschi, Debora Serracchiani e Marianna Madia saranno in Veneto a sostegno di Alessandra Moretti.
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