di Gaetano Pedullà
Nomen omen, il Grillo prima o poi salta. Ieri è andata bene, ma domani chissà. Cresciuto troppo in fretta, il Movimento cinque Stelle sta resistendo al suono allettante di mille sirene. Basterebbero pochi transfughi per salvare il Pd da una vicinissima resa dei conti e coronare i sogni di Bersani al governo. Beppe Grillo ce l’ha ben chiaro e per questo non si sogna minimamente di fare da stampella al segretario piddino. Tra i suoi però c’è già chi ha contratto quel virus Scillipotis che è facile prendersi quando si entra nei palazzi del potere romano. Immediato il serrate le fila, con il vertice di ieri in un casale romano, e per ora le cinque stelle non si perdono nessun pezzo.
Per tenere tutti in riga però il leader ha dovuto già usare le maniere forti. “Se si facesse l’inciucio tra Pd e Pdl, la gente prenderà i bastoni”, ha detto chiaro e tondo Grillo, mettendo all’angolo i suoi parlamentari che spingono per cambiare strategia e far nascere un governo. La paura è che dicendo sempre no a ogni soluzione, Bersani e Berlusconi prima o poi si mettano d’accordo e si ritrovino insieme in un governissimo. Uno scenario che Grillo probabilmente spera, per capitalizzare elettoralmente l’inevitabile fallimento di un tale pastrocchio. I suoi capiscono e al momento, dunque, non si registra alcuna crepa nel partito. Anzi, l’ipotesi di sostenere un eventuale incarico a Renzi fa alzare ancora di più il muro dei grillini, che bollano il sindaco di Firenze come un uomo dell’apparato. Il gioco perciò è chiaro. Sembravano neofiti della politica e invece questi sì che sanno fare una politica a “cinque stelle”, roba da extra lusso per quei dilettanti degli altri partiti.
Nessuno in questo momento sta facendo bene i propri conti come i parlamentari del M5S. Ma i conti dell’Italia, chi li fa?