Come si può affidare a dei dilettanti allo sbaraglio la gestione e il controllo di una tra le prime dieci industrie del Paese che producono ricchezza? Questa domanda ce la poniamo tutti da anni eppure tutto resta invariato fino al prossimo scandalo. Poi, in concomitanza con le inchieste giudiziarie, l’argomento torna di attualità ma dopo pochi giorni non cambia nulla. E i soliti dilettanti allo sbaraglio restano inamovibili ai vertici. In fondo per assicurarsi questo tipo di potere basta poco: garantirsi i voti dei club medio piccoli, magari promettendo loro uno sponsor o qualche altra fetta di torta in più. I voti in Lega si contano: quello del piccolo club vale quanto quello della Juve. Lotito lo sa bene. È sua la frase: “Nel calcio si fa così: prendi la maggioranza e comandi”. Poco importa se il potere lo prendi facendo pressioni e favori.
LA PROMESSA DI RENZI
Disgustato dall’ennesimo scandalo scommesse, il premier, come ogni tifoso ha palesato il suo disgusto, lanciando proclami ai quattro venti. Era ora. E siccome finora Renzi quando è sceso in campo si è fatto notare, chissà, magari questa può essere veramente la volta buona per mandare via i rubagalline e ripulire il sistema calcio dagli arruffoni. «Basta con il fatto che personaggi di discutibile approccio governino il calcio a tutti i livelli. Faccio un appello a Federazione, Lega e Coni: restituiamo il calcio alle famiglie», ha detto il premier a Rtl. «Sono disgustato, perché il calcio è anche un valore aggiunto per l’immagine di un Paese all’estero e negli ultimi anni c’è sempre uno scandalo che ci lascia senza parole. È arrivato il momento di cambiare totalmente il sistema. Il calcio è delle famiglie e non delle società di consulenza dei diritti tv». Il messaggio è forte. Ma oltre alle parole servono i fatti. E in tempi brevi. Il calcio va commissariato. E chissenefrega dell’autonomia dello sport, se poi lo sport non è in grado di marciare pulito. In Francia il ministro competente controlla tutto e fa sentire il peso del governo. Deve fare così pure il Governo italiano.
«Non è possibile che andare allo stadio sia un’impresa – ha sottolineato il premier – devi superare tre tornelli, ti svitano il tappo della bottiglia di plastica, ti tocca stare con l’acqua in mano, prendi tuo figlio, lo porti dentro, e poi vedi che nel settore accanto partono le bombe carta e pensi: a me hanno controllato anche il tappo e questo lo hanno fatto entrare con le bombe carta?». Verrebbe da dire a Renzi: ma allora a cosa serve la tessera del tifoso, il Daspo, i controlli e gli steward? Come mai in Inghilterra hanno risolto il problema e da noi no? Come mai in Germania e Francia non accade mai nulla di violento? Sì, ci sono gli stadi nuovi e più sicuri però è pure una questione di organizzazione e di condanne con la certezza della pena. Nel derby di Torino allo stadio c’erano pure coloro che avevano avuto il Daspo. Quindi di che cosa stiamo parlando!
TAVECCHIO PESCE IN BARILE
Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, sì proprio quello della gaffe delle banane e dei libri scritti e fatti comprare dalla federazione, parla a Mattino 5 di calcio parte lesa. “Ho trovato un mondo del calcio senza formazione – ha detto – con sempre gli stessi dirigenti che si riciclano ogni anno”.
Ma va! Che scoperta. E a chi toccano i controlli? Che ci stanno a fare la federazione e le leghe?