Pieni poteri ai presidi. Non c’è stato niente da fare per le richieste presentate della minoranza del Partito democratico. L’emendamento al ddl scuola presentato dalla minoranza dem a firma di Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre, Monica Gregori, Anna Margherita Miotto, Rosy Bindi, che chiedeva di rivedere i “superpoteri” dei presidi, tra cui quello di chiamare direttamente i docenti per insegnare a scuola., è stato bocciato con 276 voti contrari rispetto agli 84 favorevoli. A favore con la minoranza Dem hanno votato Sel e Movimento Cinque Stelle. Maggioranza e Forza Italia hanno detto di no.
NO AGLI INCOMPATIBILI
Approvato, però, un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle che prevede alcuni obblighi da rispettare per il dirigente scolastico nel conferimento degli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento. Il preside “è tenuto a dichiarare l’assenza di cause di incompatibilità derivanti da rapporti di parentela o affinità entro il secondo grado con i docenti iscritti nel relativo ambito territoriale”. Insomma, sempre meglio dell’assenza di qualsiasi vincolo. Allo stesso tempo, però, i Cinque Stelle non si sono lasciati sfuggire l’arma della polemica; il deputato pentastellato, Luigi Gallo, si è detto sicuro che “Grazie al ddl sulla scuola e alla norma sulla chiamata diretta dei professori da parte dei presidi, farà carriera Agnese, la moglie del presidente del Consiglio”. Mentre il capogruppo di Sel, Arturo Scotto, se la prende con il ministro dell’Istruzione Arturo Scotto accusandola di un “incredibile silenzio” sui super poteri ai presidi.