Come era previsto, dopo l’enorme sforzo organizzativo di tutti i sindacati di categoria, le piazze contro la buona scuola sono risultate gremite. Imprevisa, invece, l’apertura di Renzi al dialogo, anche se il premier ha subito precisato che “senza riforma l’Italia non cambia”. È andato in scena così il solito copione dello sciopero, con decine di migliaia di persone sono scese in strada in tutta Italia per protestare contro la riforma. Una protesta che alcuni sindacalisti hanno definito “la più grande di sempre”. Manifestazioni in sette diverse città. I cortei più partecipati a Roma e Milano, dove al fianco di insegnanti, personale della scuola e studenti, hanno sfilato i segretari generali dei sindacati confederali e autonomi e molti esponenti politici, anche del Pd.
MALORI A ROMA
A Roma, a causa del caldo, una trentina di persone hanno accusato lievi malori e sono state soccorse. Il corteo partito da piazza della Repubblica, è stato preceduto da alcuni flash mob degli studenti: “Siamo in centomila”, hanno detto gli organizzatori. Corteo anche a Bolzano, dove Renzi era in visita per un incontro di partito. Sua moglie, insegnante a Pontassieve, ha svolto invece regolarmente le sue lezioni. Il ministro Giannini ha commentato sottolineando: “Rispetto per lo sciopero, come è doveroso che sia, ma rispetto per il governo che fa il suo lavoro, propone un progetto educativo molto innovativo e rispetto per il Parlamento che è il portatore delle istanze di cambiamento del provvedimento stesso”. “Il precariato – ha osservato – in Italia è arrivato alla punta massima del 18%, anzi, a voler essere precisi, al 17,9% nel 2007. Da quel momento c’è stata una stabilizzazione di questo dato. Noi con questo ddl portiamo il precariato alle sua dimensione fisiologica, che è il 2,5%, cioè togliamo quella fetta di instabilità che ha impedito alla scuola italiana di fare sempre una programmazione incidendo violentemente sulla vita di tante persone”. Della contestata figura dei presidi prevista dalla riforma ha parlato invece, a Radio anch’io, il sottosegretario Davide Faraone, per dire che “sul ruolo del dirigente scolastico il governo non torna indietro. Abbiamo rafforzato sì il ruolo del collegio dei docenti e del consiglio d’istituto, ma il ruolo del preside-sindaco non è in discussione”.
POLITICI AI CORTEI
Tra i primi commenti politici allo sciopero, quello del parlamentare Pd Pippo Civati, in piazza a Roma, secondo il quale “questo è uno sciopero non politico, perché la politica non rappresenta più nessuno, perché il Pd ha tradito i suoi impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica”. In corteo a Roma anche Susanna Camusso, segretario della Cgil: “Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione”. Furlan della Cisl, in piazza a Milano, ha detto che “questa riforma l’ho letta bene, non mi piace”, mentre Barbagallo, della Uil, ha detto che la scuola italiana “non ha bisogno di podestà”, ma di essere “pubblica, libera e democratica”. “Sarà il più grande sciopero della storia della scuola italiana – hanno sottolineato i Cobas. Insomma, le solite cose che si dicono a ogni sciopero.