di Paolo Cardone
Cucchiai, forchette, coltelli, bicchieri, teiere, vasi e coppette. Perfino una zuccheriera da 59 euro. Materiale, acquistato dagli ignari cittadini del Lazio, su indicazione dell’ufficio dell’ex presidentessa, Renata Polverini. Uno stravagante elenco di oggettistica casalinga che la padrona di casa di Via Cristoforo Colombo autorizzava all’acquisto durante tutto il periodo in cui è stata governatrice.
Perché? Per il corretto funzionamento della Giunta, ovviamente. Strumenti evidentemente ritenuti indispensabili per poter far fronte alle gravi emergenze sociali del territorio. I pagamenti di tali utensili, che poco ci azzeccano con una sede istituzionale e di cui forniamo prova, sono intestati alla Direzione regionale attività della Presidenza.
Gli ordini, inoltre, sono siglati da una dirigente fedelissima della Polverini. Difficile che l’ex sindacalista non ne sapesse nulla.
Così come risulta arduo una qualsiasi valutazione politica sull’opportunità di effettuare spese oggettivamente eccessive.
Impossibile capire perché, mentre la Regione si stava costituendo parte civile nel processo a carico di Franco Fiorito, si sorvolava allegramente su acquisti del genere. Il totale delle fatture di cui siamo entrati in possesso (ce ne potrebbero essere molte di più) ammonta a poco più di 3mila e 500 euro.
Una cifra che paragonata agli importi “der batman” è ridicola ma che è sintomatica di un modus operandi, in cui le vere vittime sono i cittadini.
Gli stessi che se si ammalano e devono fare i conti con la malattia e gli ospedali fatiscenti, che viaggiano su bus regionali vecchi e scassati, gli stessi che vivono nei rifiuti di Malagrotta e che molto probabilmente dovranno continuare a farlo.
Certo le domande vengono spontanee. Perché acquistare un set completo di posate se all’interno della sede della Regione c’è un ottimo servizio mensa che fornisce forchetta e coltello di plastica? (Per i più esigenti sono a disposizione anche oggetti di metallo) In quella stessa mensa, riservata a tutti i dipendenti regionali, vi consumava volentieri la stessa presidente che aveva perfino un tavolo riservato con tanto di fiori a centro tavola. Un servizio pasti soddisfacente di cui non si è mai lamentato nessuno.
Perché allora acquistare in un negozio di argenteria settanta cornici, coltelli, vasi di design, portaceneri e bicchieri da bibita? Sono stati utilizzati forse per fare degli omaggi? E in questo momento dove si trovano? Chissà.
In tema di regali istituzionali il decreto “Salva Italia” e il codice di comportamento dei dipendenti pubblici (approvato recentemente dal Consiglio dei ministri) parla chiaro e fa divieto a chiunque ricopra una carica istituzionale di accettare doni di valore superiore ai 150 euro, che in ogni caso devono essere lasciati all’amministrazione.
Al tempo della Polverini le disposizioni in questo senso erano piuttosto restrittive anche per coloro i quali i regali li dovevano fare.
Nella maggioranza delle situazioni si punta su oggetti di scarso valore economico, ma altamente rappresentativi dell’istituzione che omaggia. A questo punto come una zuccheriera, un vaso o un set di posate possano simboleggiare il Lazio rimane un mistero.
Eppure le idee regalo istituzionale non mancherebbero.
Recentemente la Regione, tanto per fare un esempio, ha individuato circa 350 prodotti enogastronomici rappresentativi di tutte le realtà territoriali del Lazio. Non rimarrebbe che la scelta. Volendo seguire scrupolosamente il cerimoniale è sempre possibile donare agli ospiti le solite targhe o le medaglie. Incontestabili.
In un periodo di crisi, di sacrifici, di tagli a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria o sociale, un vassoio alla moda rappresenta uno schiaffo a chi fatica per arrivare a fine mese.
Rimane la speranza per una gestione futura più oculata della cosa pubblica anche per questi paticolari che, però, sono sostanza.