A Roma per molti papà portare un bambino all’Olimpico in un derby o in un Roma-Napoli fa paura solo a pensarci. Il rischio di imbattersi nelle frange del tifo violento mette i brividi, soprattutto se si ha la responsabilità di un minore. Eppure per tanti anni le curve sono state lo spettacolo più bello dello stadio Olimpico. Non erano solo il contorno alla partita, ma la pietanza più saporita. Oggi invece prevale il clima di odio. Si contestano gli avversari, i giocatori di colore e perfino i propri beniamini, ai quali viene chiesta l’umiliazione del processo sotto la curva. In pratica il tifoso si sente un padrone.
IL RICATTO
La tessera del tifoso, gli steward e le sanzioni alle curve non servono a nulla. I club sono ricattati dagli ultrà che tengono sempre i presidenti di società per il bavero, senza che i massimi dirigenti abbiano il coraggio di denunciarli. Perché si temono vendette sulle famiglie e sugli spalti. Oltre alle questioni personali c’è la responsabilità oggettiva che è nemica del coraggio. I buuu!, il lancio di oggetti, i gesti di intemperanza costano caro alle società. Si pagano multe, si rischiano squalifiche del campo e partite perse a tavolino. Nonostante siamo tra i pochi Paesi che per andare allo stadio dobbiamo dare nome, cognome e indirizzo, le forze dell’ordine e gli steward non riescono a individuare i colpevoli. Per contro anche i tifosi dello stesso settore degli scalmanati fanno ben poco per isolarli. Il quieto vivere però finisce per punirli, perché quando si chiude il settore anche loro restano fuori, pur non avendo colpe e avendo già pagato l’abbonamento.
IL RISCATTO
Però a Roma i due presidenti, prima Claudio Lotito e da pochi giorni James Pallotta, stanno provando a emarginare i teppisti. Condannando i gesti violenti e offensivi delle frange criminali, come li ha definite il capo della polizia Pansa. Una prova di coraggio che causa problemi. Lotito è contestato da anni. E ora lo sarà anche Pallotta. Ma per riportare le famiglie allo stadio questa è la strada. Tutti però devono partecipare alla crociata. La giustizia sportiva deve cambiare le regole sulla responsabilità oggettiva, altrimenti chi lotta finisce cornuto e mazziato.