di Nicoletta Appignani
Nuove e improbabili scorciatoie per i laureati in giurisprudenza. Dopo il fenomeno spagnolo – che assicurava l’accesso alla professione con un viaggetto al di la’ dei Pirenei – questa volta il problema viene dall’est e più precisamente dalla Romania. Come anticipato nell’edizione di ieri, si tratta di un fuggi fuggi generale dei giovani laureati che affonda le radici nello spauracchio del nostro esame di Stato, noto per essere particolarmente difficile, soprattutto nella capitale.
Ed ecco quindi che nell’albo romano si ritrovano iscritti circa 960 avvocati con abilitazione conseguita all’estero. L’anomalia? Per la maggior parte si tratta di italiani.
Il fenomeno spagnolo
“Avvocato stabilito: perché no? Se sei laureato in giurisprudenza e omologhi la tua laurea in Spagna, ora puoi diventare avvocato stabilito senza esame di abilitazione in Italia”. Questa è solo una delle molte pubblicità che ancora circolano su internet ed è quella proposta da una nota società, già sanzionata nel 2011 dall’Antitrust per una pubblicità ingannevole che non specificava che il titolo acquisito in terra iberica non poteva essere riconosciuto automaticamente in Italia e che non forniva indicazioni sui tempi, sui requisiti e sulle modalità con cui lo stesso poteva essere conseguito. Senza parlare poi dei costi, perché la possibilità di evitare il praticantato e l’esame di Stato, trovandosi subito proiettati nel mondo dell’avvocatura, costava anche parecchio cara: in certi casi addirittura 26 mila euro.
L’importante era sostenere una decina di esami aggiuntivi in Spagna. Poi il gioco era fatto: si diventava ufficialmente abogado. Già, abogado. Perché prima di godere dell’ambito titolo di “avv.”, bisognava – ed ancora si deve – aspettare comunque tre anni.
Un avvocato stabilito, infatti, una volta arrivato in Italia ha due possibilità: quella di “agire di intesa” con un professionista qualificatosi avvocato in Italia fin dall’origine, con una collaborazione di 3 anni, oppure quella di sostenere un esame, scritto e orale, presso il Consiglio Nazionale Forense.
La seconda opzione, pur prevedendo un esame più semplice rispetto a quello di Stato, viene comunque evitata.
Da abogados a avocat
Nell’ottobre 2011, però, il fenomeno spagnolo viene messo duramente alla prova. Il conseguimento del titolo di abogado, viene infatti subordinato alla frequenza di un master “en Abogacia y Practica Juridica”.
Una modifica forse non gravissima, considerando che la prova attitudinale dovrebbe consistere in un test a crocette e nella soluzione di un caso pratico tra quelli studiati durante il master.
Tuttavia anche la Spagna inizia ad uniformarsi al resto di Europa.
Ed è per questo che vari siti internet, pronti a salvare subito i poveri neolaureati, lanciano una nuova iniziativa: “diventa avocat”.
Ovvero “prendi l’abilitazione in Romania”.
Le false abilitazioni
Di questo nuovo “trend” si accorge anche l’Accademia Forense Europea, fondata dagli avvocati Mario Pinchera e Luigi Castriota. Quest’ultimo lancia l’allarme durante un convegno, mentre Pinchera si confronta con l’Ordine degli avvocati di Roma, con il quale collabora immediatamente per fare chiarezza sulla vicenda.
“Ci è sembrato strano – spiega l’avvocato Pinchera – perché sapendo quanto fosse difficile l’iter in Romania, addirittura più di quello italiano, questo fenomeno risultava davvero inspiegabile”.
E infatti l’Ordine degli avvocati di Mauro Vaglio effettua subito i controlli, dai quali salta fuori una dozzina di pratiche presentate dai nuovi sedicenti avvocati stabiliti. Ed ecco che si scopre anche l’inganno: altro che “abilitazione facile”, a rilasciare questi titoli non era l’università di Bucarest(*) ma un’associazione romena guidata da un certo Bota Pompiliu, già arrestato per esercizio abusivo della professione. Neanche a dirlo, quella di avvocato.
A tradirlo, tra le altre cose, anche il logo: quello della sua associazione rappresenta la dea della giustizia in piedi, mentre quello originale, anche se molto simile nelle fattezze, raffigura la dea seduta.
Truffati o truffatori?
In questi giorni l’Ordine degli avvocati di Roma sta cercando di fare chiarezza sulla vicenda e per questo si è rivolta anche alle autorità preposte in Romania.
Resta ovviamente da capire se i neolaureati che si sono rivolti all’associazione romena fossero o meno a conoscenza della falsificazione degli attestati.
(*) Si precisa che non è l’Università di Bucarest a rilasciare questi titoli ma l’Ordine degli Avvocati di Bucarest
Riceviamo e pubblichiamo
La Presidenza dell’Accademia Forense Europea intende formulare le seguenti precisazioni in relazione agli articoli pubblicati il 4 e 5 c.m. sul quotidiano “La Notizia giornale.it”: “Il percorso formativo volto alla citata acquisizione della laurea spagnola in giurisprudenza è conforme alla normativa comunitaria riguardante le quattro libertà di circolazione e stabilimento, postulati questi dei principi comunitari.
Per l’effetto, quindi, appare più che idoneo e qualificante, a nostro parere, non confondere le strade normativamente legittime da quelle “oscuramente” manipolate.
Invero, l’attività di approfondimento e monitoraggio svolta dall’Accademia Forense Europea mira a garantire e incentivare la libera circolazione delle professioni forensi all’interno dell’Unione Europea, cercando di evidenziare illecite forzature delle procedure di omologazione dei titoli e conseguenti abilitazioni professionali”.