Se le danno come due giovanotti, ma non sono di primo pelo né l’uno, né l’altro. Giovanni Bazoli, dai tempi di Matusalemme grande tessitore della finanza bianca e di ogni decisione che conta in Banca Intesa San Paolo aveva riacceso le polveri annunciando di aver querelato Diego Della Valle, lo “scarparo” come è chiamato ironicamente sul sito Dagospia, patron della Tod’s e da anni in guerra con gli arzilli vecchietti della finanza nostrana. Possibile quindi che il vecchietto terribile di tali despoti possa vare l’ultima parola? No e dunque Della Valle ieri ha preso carta e penna e ne ha cantate quattro al Nanni della finanza nazionale.
EX AGO DELLA BILANCIA
“La voglia irresistibile di Bazoli – ha scritto – di voler far credere di essere, come nel passato, un punto di riferimento in Rcs è abbastanza patetica e soprattutto falsa. Lui è stato sentito come gli altri azionisti per la quota che rappresenta e non ha influenzato o, tanto meno, determinato nessuna decisione”. Sprang! A Mr Tod’s si possono dire tante cose, ma non che le mandi a dire. Secondo Della Valle, “l’ultima novità di Bazoli sarebbe quella di aver aderito alla presentazione della lista per il cda Rcs per evitare fratture tra azionisti rilevanti. Questa – verga l’industriale del lusso – è una notizia falsa che apprendo ora per la prima volta e che è completamente destituita di fondamento”. In realtà, ha aggiunto l’imprenditore marchigiano, Bazoli “personalmente non lo vedo e non parlo con lui da moltissimo tempo; la verità è che se si è potuta presentare una lista comune lo si deve al lavoro fatto da Alberto Nagel (Ad di Mediobanca, ndr), che ha dialogato con gli azionisti tutti e ha proposto una possibile lista di amministratori che hanno ottime credenziali e che conoscono bene il mestiere dell’editoria”.
È FINITA UN’EPOCA
Finisce qui? nemmeno per sogno. “Bazoli, ed altri antichi sacerdoti del tempio – ha infierito Della Valle – si ostinano a non capire che il loro tempo è finito, che il mondo si muove ad un’altra velocità e che oggi sono centrali la buona gestione delle aziende, i risultati che ottengono e le capacità degli uomini che le guidano. Voler apparire ancora oggi come sommo cerimoniere di antichi e lubrificati riti – ha concluso Della Valle – oltre che essere anacronistico, e’ anche molto ridicolo”. Una scarpata in faccia, insomma, al presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo.