Il presidente accusato indirettamente di torture, l’amministratore delegato sotto processo per strage. In un Paese appena normale sarebbe intollerabile per una piccola azienda privata. In Italia invece queste sono le posizioni dei vertici di Finmeccanica, il fiore all’occhiello dell’industria bellica e aerospaziale di Stato. Non una novità per questo gruppo, che ha visto il penultimo presidente Pier Francesco Guarguaglini costretto a dimettersi (insieme alla moglie Marina Grossi, manager di una controllata) travolto da un’inchiesta per frode fiscale. Al timone passò allora Giuseppe Orsi, finito poi in manette per corruzione (ma poi assolto). Dopo la breve reggenza di Alessandro Pansa, risarcito con una buona uscita da cinque milioni e mezzo di euro per liberarne la poltrona, prima il Governo Letta nomina il prefetto Gianni Di Gennaro presidente e poi l’esecutivo Renzi sceglie Mauro Moretti amministratore delegato. Due scelte fatte senza badare a una minima esigenza di reputation del gruppo di Via Montegrappa.
CARRIERE
Erano note a tutti le vicende dell’irruzione nella scuola Diaz al G8 di Genova nel 2001, quando era capo della polizia. Vicende per le quali nel 2008 era stato rinviato a giudizio e poi assolto dall’accusa di di istigazione alla falsa testimonianza. Una bufera che non impedì a Mario Monti di nominarlo niente di meno che sottosegretario di Stato alla sicurezza. Fatti gravissimi, che mettono l’Italia tra i Paesi accusati di tortura dalla Corte di Strasburgo, per De Gennaro sono irrilevanti. Nessuno che abbia da eccepire, compresi i più diffusi quotidiani nazionali, dove nel racconto indignato per la condanna europea il nome di chi aveva all’epoca il controllo della polizia non viene quasi mai fatto. L’Italia ha torturato dei giovani, ma non si può dire chi è la responsabilità. Il Governo può lasciare la presidenza di una grande azienda che in un certo senso rappresenta l’Italia nel mondo a De Gennaro? Che figura ci facciamo con un biglietto da visita così?
POTERE
È chiaro quindi che la situazione non è sostenibile o spiegabile, se non in una logica di inconfessabili equilibri di potere. A questo si associano poi le vicende altrettanto gravi dell’amministratore delegato, sotto processo con l’accusa di strage per l’esplosione di un treno il 29 giugno del 2009 nella stazione di Viareggio, con 33 morti. A quell’epoca Moretti era a capo delle Ferrovie, ma anche per questa storia il principio della responsabilità non si è applicato e il manager non solo ha tenuto il posto, ma è stato poi messo al timone di Finmeccanica, consentendogli persino di pilotare la scelta del suo successore il Fs. Moretti con Renzi – esattamente come fu De Gennaro prima con Gianni Letta e poi con Giorgio Napolitano – ha avuto una forza contrattuale non comune. Tanto da potersi permettere appena pochi giorni prima delle nomine pubbliche di polemizzare col capo del Governo sui tagli agli stipendi dei super manager. Tagli che per Moretti infatti non ci sono mai stati.