Trecentonove rintocchi di campane, tanti quanti le vittime del terremoto che sei anni fa distrusse la città dell’Aquila. Una lunga fiaccolata del ricordo per non dimenticare ha invaso le strade del capoluogo d’Abruzzo nella notte. Il terremoto ferì la città alle 3.32 in piena notte. Assenti, ingiustificati, esponenti di Governo e della politica nazionale. Magari qualcuno si aspettava la prima uscita del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, data la fame di costruzioni che c’è. Perché all’Aquila l’emergenza continua nonostante qualche segnale di ripresa sulla ricostruzione. Perché sono ancora 13 mila gli sfollati che dal 6 aprile 2009 non hanno più una casa. Qualche sorriso arriva dal centro storico dove tanti negozi finalmente sono riusciti a riaprire dopo tanto tempo.
Oggi all’Aquila è lutto cittadino. C’è rabbia, una rabbia silenziosa e civile. Anche per l’assoluzione in appello di sei dei sette componenti della commissione grandi rischi. Oltre 10 mila persone in fila, molti dei quali con le magliette con su scritto: “Il fatto non sussiste”. Poi c’è un filone giudiziario con tutta una lunga serie di indagini per le infiltrazioni nei cantieri della ricostruzione. Ma anche per il flop di alcuni dei moduli abitativi provvisori.