di Nicoletta Appignani
Avvocati fai da te col certificato da Bucarest. E l’ordine degli avvocati di Roma ora passa al setaccio decine di pratiche. A rischio non solo il titolo di studio di questi sedicenti professionisti, ma anche le cause da loro curate. Il fenomeno comincia all’indomani delle problematiche riguardanti le fin troppo numerose abilitazioni alle professione conseguite in Spagna. Fino al 2010 infatti i laureati in giurisprudenza che volevano diventare avvocati senza affrontare il difficile esame di Stato in Italia “fuggivano” in massa in Spagna per conseguire l’abilitazione. Ovviamente senza l’onere dell’esame finale. Ora la storia sembra ripetersi, ma stavolta la pietra dello scandalo pare essere diventata la Romania e la situazione appare ben più grave.
All’origine di tutto una normativa europea con la quale si fornisce la possibilità agli avvocati iscritti negli altri ordini europei di esercitare la professione forense anche in altri paesi della comunità al termine di un triennio. Un impianto normativo che a quanto pare ha favorito qualche “furbetto del tribunale”, pronto a fare affari senza i requisiti di legge.
Con l’insediamento del nuovo Consiglio dell’Ordine presieduto da Mauro Vaglio però, qualche nodo ha cominciato a venire al pettine. E il nuovo organo di autogoverno degli avvocati, per quanto di sua competenza, ha deciso di andare fino in fondo alla questione.
Presto ancora per tirare le somme, ma a quanto pare sarebbero emersi diversi casi – almeno una dozzina di pratiche – di persone che hanno ottenuto un’abilitazione a Bucarest del tutto priva di requisiti, al punto che la vicenda potrebbe finire quanto prima in procura. Gli attestati infatti proverrebbero da strutture e soggetti che non avrebbero alcun collegamento con gli ordini della Romania, tutt’altro che generosi nel concedere l’abilitazione, anzi piuttosto severi. Il marchingegno è stato scoperto dall’Accademia forense europea. E a Bucarest è finito nei guai per esercizio abusivo della professione un singolare personaggio, certo Pompiliu B., che aveva fondato un’associazione che rilasciava attestati ai giovani praticanti europei. Logo pressoché identico a quello dell’ordine di Bucarest, in realtà il pezzo di carta rilasciato non aveva alcun valore. Da capire dunque se i fortunati possessori di questo “diploma” siano stati truffati a loro volta o se invece siano stati consapevoli dell’inganno.
Né c’è solo questo aspetto. Restano infatti da verificare anche gli effetti di un patrocinio del tutto “illegale” sugli atti prodotti da persone che non hanno l’abilitazione, se siano cioè validi o meno. Il rischio dunque è quello di un vero e proprio effetto domino.
Su internet in ogni caso esistono diversi siti che pubblicizzano la possibilità di diventare avvocato iscrivendosi all’ordine di questo o quel paese europeo, convertendo poi facilmente il titolo in Italia. Un fenomeno che, con le migliaia e migliaia di avvocati in giro nel nostro paese e a Roma in particolare, rischia di ingolfare ancora di più la macchina della giustizia.