di Matteo Vale
Il Suv e la retta minima all’asilo nido. La settimana bianca a Cortina e i vantaggi fiscali di una famiglia disagiata. Succede a Roma, lo denunciano da anni cittadini e sindacati. Ed è questo il periodo dell’anno più ‘caldo’ per gli evasori della retta. Fino al prossimo 12 aprile, infatti, sarà possibile presentare al Comune, in forma telematica, la richiesta per un posto negli asili nido comunali, con annessa dichiarazione Isee sulle condizioni economiche del nucleo familiare.
Proprio sulla base di questa dichiarazione vengono definite le graduatorie d’ingresso (in parte) e la retta mensile (in toto).
E proprio nell’Isee si annida il ‘bug’ del sistema, che consente di ottenere privilegi non dovuti per i furbetti.
I modelli Isee truccati
Tra la miriade di dati da presentare per la compilazione del modulo, infatti, c’è anche il saldo dei conti correnti dei singoli. Ma, per stessa ammissione dei Caf, “in pochi lo presentano, quasi nessuno”. Senza quel dato, spesso molto consistente, l’indice Isee può anche scendere fino al valore minimo. A pagare, come al solito, sono i contribuenti più onesti, che si ritrovano con rate più alte dei Rockfeller evasori.
La retta per gli asili nido comunali di Roma, c’è da dirlo, è tra le più basse d’Italia: una famiglia media arriva a pagare al massimo 240 euro al mese.
Ma chi non dichiara il saldo dei conti correnti intestati al nucleo familiare, anche se possiede uno yacht o una Ferrari, può arrivare a pagare fino a 150 euro e anche meno.
Caf e ‘bug’ del sistema
E la pratica è così diffusa che in più di uno sportello Caf l’indice Isee viene compilato senza includere il dato sull’estratto conto: “Noi lo diciamo a tutti che si deve inserire anche quello – spiegano per esempio al Prenestino – ma poi quasi nessuno ci fa caso, e così il modello Isee viene compilato in modo parziale”.
Il modo per rimediare, in fondo, sarebbe semplice: basterebbe inserire nel sistema telematico di compilazione un blocco, nel caso in cui non venga fornito il dato sui conti correnti.
E invece niente.
Stanare gli evasori, su questo versante, risulta praticamente impossibile: da un lato infatti la verifica “è di pertinenza della Guarda di Finanza”, fa sapere il Dipartimento Servizi educativi del Campidoglio, e finisce per perdersi nella miriade di verifiche su evasioni ben più consistenti che ogni giorno impegnano le Fiamme Gialle.
Il flop dei controlli
D’altro canto, i tentativi fatti finora dall’Amministrazione comunale si sono rivelati un flop.
Come quando, per l’anno scolastico 2010/2011, venne proposto una specie di ‘redditometro’ a chi iscriveva i propri figli all’asilo nido, con lo scopo di verificare eventuali dichiarazioni dei redditi non coerenti con gli stili di vita.
Tra le varie domande che il Comune faceva al contribuente ce n’erano alcune del tipo “possiedi un’aeromobile, possiedi una nave da diporto?”, e così via.
Il dato singolare, poi, era che questo genere di dichiarazione riguardava soltanto chi faceva personalmente domanda di iscrizione, e non l’intero nucleo familiare.
Il tentativo, anche per questo, fallì, e infatti il questionario non venne più ripresentato.
Campidoglio inerme
Ad oggi, dall’Assessorato ai Servizi educativi, sull’argomento sono molti chiari: “Non possiamo che fare affidamento sull’onestà delle famiglie, poiché non rientra nelle competenze del Campidoglio, né in quelle dei municipi, la verifica delle dichiarazioni sui conti correnti. È la Guardia di Finanza che se ne occupa, e per questo confidiamo anche nel loro lavoro”. D’altronde, “il Campidoglio non avrebbe comunque a disposizione risorse e mezzi sufficienti per effettuare accertamenti di questo tipo”.
Le verifiche
Ci sono invece una serie di altri controlli, operati direttamente dai Municipi: “In tutti viene eseguita la verifica anagrafica del nucleo familiare – dicono dal Campidoglio – e alcuni Municipi riescono anche, a seconda delle domande presentate e compatibilmente con le risorse umane disponibili in quel momento, a verificare con l’Inps i dati sulla situazione lavorativa e contributiva”.
Del conto in banca, però, non se ne occupa nessuno. Un vero e proprio bug nel sistema della dichiarazione dei redditi attraverso l’indicatore Isee. Un bug in cui è fin troppo facile infilarsi. Forse anche per una certa indifferenza rispetto al problema.
I contribuenti onesti, intanto, continuano a pagare il prezzo del servizio per i propri figli. E per i figli dei furbetti.