La Libia si addormenta, ancora una volta, sotto le esplosioni delle bombe. L’aviazione egiziana, per la seconda notte di fila, ha bombardato postazioni dell’Isis a Derna. Nella città dell’est della Libia si sono abbattuti sette raid delle forze del Cairo, che hanno provocato decine di morti. Tra gli obiettivi colpiti c’erano anche il “Tribunale della Sharia” istituito dai jihadisti e i quartieri di Sayeda Khadija e Shisha. Attacchi che il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shukry ha definito “parte del diritto all’autodifesa per proteggere i nostri figli”. Una reazione “forte e accurata” che si è resa “necessaria” dopo la decapitazione dei 21 egiziani copti sulla sponda africana del Mediterraneo.
LA RISOLUZIONE
Insomma, la situazione si va facendo sempre più esplosiva. Per il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi la via da percorrere è una sola: una risoluzione dell’Onu deve autorizzare l’intervento di una coalizione internazionale in Libia. “Non ci sono altre scelte, tenendo in considerazione l’accordo del popolo libico e del governo, e che ci hanno chiesto di agire”, ha detto il presidente egiziano. L’Italia, in un vertice a Palazzo Chigi sulla Libia con Matteo Renzi insieme ai ministri Gentiloni, Alfano e Pinotti, ha ribadito l’impegno italiano per per una forte azione diplomatica in ambito Onu. E domattina il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà per una seduta pubblica dedicata alla questione libica. Ma Hamas si scaglia contro qualsiasi ipotesi di ingerenza a Tripoli “da parte di alcuni Paesi come l’Italia” che adducono “il pretesto di combattere il terrorismo”. Per Salah Bardawil, dirigente del movimento fondamentalista, un intervento militare sarebbe considerato “una nuova Crociata contro Paesi arabi e musulmani”. Il funzionario ha sottolineato che il suo movimento ha già espresso il suo rifiuto di un intervento straniero in Iraq, e che adesso rinnova il suo appello alla comunità internazionale di non permettere simili mosse contro qualsiasi altro Paese arabo. Commentando l’uccisione di 21 egiziani cristiani in Libia, il movimento di Hamas ha deplorato l’accaduto e ha espresso il rifiuto dell’omicidio e dell’attacco di persone a causa delle loro affiliazioni politiche, religiose e intellettuali, come accaduto di recente in molti Paesi.
DIVERSE LINEE DI PENSIERO
La linea sunnita, però, non è compatta. A dimostrarlo è la posizione di segno opposto che arriva dalla prestigiosa istituzione islamica di al-Azhar con sede al Cairo, convinta che l’operazione militare egiziana contro le basi dello Stato islamico in Libia sia “un jihad sulla via di Dio e della patria“. Al-Azhar, inoltre, ha dichiarato il proprio sostegno alla “mobilitazione veloce e forte dell’esercito del grande Egitto contro gli obiettivi vitali dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico in Libia”, come risposta all’esecuzione dei 21 cittadini egiziani. Infine per al-Azhar, questa organizzazione terroristica non deve essere definita “islamica”, poiché “attua un’agenda colonizzatrice che mira a disgregare la nazione araba e islamica” e a “fabbricare un’immagine errata, distorta e inquietante dell’Islam e dei musulmani” che invece “condannano tutte queste pratiche barbare e criminali“.