Con la tensione alle stelle in Libia è iniziato il rimpatrio degli italiani presenti nel territorio libico. Una nave mercantile con 150 italiani a bordo è partito ieri da Tripoli direzione Augusta (Siracusa); a scortarla una nave della Marina Militare. Si tratta di un’operazione programmata dalla Farnesina e svolta sotto il controllo di un velivolo Predator dell’Aeronautica. E’ stata definita un’operazione di alleggerimento dei nostri connazionali in Libia. E con il peggioramento delle condizioni in Libia è stata chiusa anche l’ambasciata italiana a Tripoli. Personale rimpatriato via mare. “Serve impegno straordinario e maggiore responsabilità, secondo linee che il Governo discuterà in Parlamento dal 19 febbraio”, sottolinea il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, “l’Italia rimane al lavoro con la comunità internazionale per combattere il terrorismo e ci sarà un maggior impegno con l’Onu”.
A 50 chilometri da Tripoli, intanto, è stata minacciata una motovedetta italiana della Guardia Costiera italiana che stava soccorrendo un barcone. Uomini armati di kalashnikov hanno ordinato ai soccorritori italiani di abbandonare la nave dopo il trasbordo dei migranti. E così è stato. Un altro episodio che non fa che accrescere l’allarme e la paura con il Governo italiano che è tornato ad appellarsi a un maggior impegno della comunità internazionale.
Con l’impegno ufficiale preso ora l’Italia diventa un nemico dello Stato islamico. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha spiegato che l’impegno dell’Italia in Libia potrebbe essere più massiccio di quello intrapreso in Afghanistan. “L’Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste”, ha detto la Pinotti, “Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto più preoccupante per l’Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente”. L’intenzione di intervenire militarmente è stata accolta positivamente anche da Silvio Berlusconi.