Nuovo violento scontro a fuoco a cavallo del confine col Libano tra le forze di Israele e le milizie di Hezbollah. Un razzo anti-carro sparato dal territorio libanese in quello che la tivù satellitare Al Jazeera ha definito “operazione d’attacco”, un’offensiva successivamente rivendicata dalle milizie sciite libanesi, è costato la vita a due militari israeliani. Preannunciata dalle parole di Benjamin Netanyahu (“a quanti cercano di sfidarci al confine Nord suggerisco di guardare a Gaza. Hamas ha subito questa estate il colpo più duro dalla sua fondazione. Siamo pronti a reagire con forza”, ha detto il premier israeliano) la reazione di Israele non si è fatta attendere.
LA REAZIONE
La stessa Al Jazeera ha riferito di raid compiuti dall’aviazione militare dello Stato ebraico nei pressi della cittadine Kafr Shuba e Al Majidia, ancora nei pressi delle fattorie di Shebaa. Vittima dell’escalation è stata casco blu spagnolo dell’Unifil, la forza di interposizione delle Nazioni Unite dispiegata lungo la “Linea Blu” nel sud del Libano dal 1978, che è rimasto ucciso nella controffensiva di Tel Aviv. L’esercito israeliano ha comunicato solo diverse ore dopo il primo attacco di Hezbollah la morte di due suoi soldati, per notificare la notizia del decesso prima alle famiglie dei due caduti. Il bilancio include sette soldati feriti. Tel Aviv ha inoltre fatto sapere che poco dopo l’attacco con il missile anti-carro, un’altra postazione israeliana è stata oggetto di colpi di mortaio sulle alture del Golan. Nel contrattacco portato in Libano, definito dell’esercito israeliano una risposta “agli attacchi di Hezbollah con un’operazione combinata tra aviazione e artiglieria” diretta contro le “posizioni operative” del movimento integralista sciita, sono stati sparati una cinquantina di colpi di mortaio in territorio libanese.
LA VITTIMA
E proprio in seguito alle ferite causate da un colpo di mortaio è morto il peacekeeper dell’Onu, Francisco Javier Soria Toledo di 34 anni e originario di Malaga.