di Aldo Forbice
Caro presidente così non va. Questa volta non siamo d’accordo. Per la prima, anzi la seconda volta del suo settennato, ha commesso un grave errore, che sicuramente non pagheranno i partiti politici (di quelli ci interessa meno), ma gli italiani. Capisco che di fronte a una situazione anomala si stia reagendo con misure anomale. Ma ora si sta esagerando e lo dice o lo fa capire la grande maggioranza dei costituzionalisti. Persino quelli di sinistra cominciano a esternare dubbi sulla legittima costituzionalità delle iniziative del Quirinale.
Ha messo, caro presidente, un casco di esploratore a Pier Luigi Bersani che, piaccia o non piaccia, è pur sempre (anche se appena con lo 0,37 % alla Camera, che ha fatto scattare il grande premio di maggioranza) il vincitore delle ultime elezioni. Bersani si è incaponito e testardamente, alzando la bandiera del “governo del cambiamento”, non ha voluto fare un’alleanza con il Pdl, non manifestando un grande interesse neppure per la lista Monti. Avrebbe voluto farla solo con il M5S e meglio con un suo spezzone, se quel movimento si fosse scisso. Ci ha provato anche con la Lega e forse, se avesse insistito, ci sarebbe riuscito, ma non ne ha avuto la possibilità.
Napolitano, non potendo revocargli l’incarico, ha preferito congelarlo. Insomma si è trattato del solito compromesso all’italiana: niente mandato pieno (perché la maggioranza al Senato formalmente non esiste), ma neanche un “no” netto per non provocare nuovi risentimenti (se non proprio odio) a sinistra. Si sa che i conflitti all’interno delle forze politiche sono quasi sempre più “sanguinosi” di quelli tra partiti diversi. E Napolitano è pur sempre un compagno che viene dal Pci (aveva incarichi di primissimo piano, come si sa).
Incarichi che prevedibilmente “re Giorgio” conserverà in quella stessa famiglia del Pd, dove andrà a convivere, anche se come senatore a vita. Se avesse incaricato un’altra personalità, anche dello stesso Partito democratico (come Pietro Grasso o Matteo Renzi) o una figura istituzionale (come il presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo, il presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco o il direttore generale Fabrizio saccomanni, oppure il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri), come era nelle sue intenzioni, si sarebbe fatto molti nemici a sinistra e comunque avrebbe “spaccato” il Pd (il gruppo dirigente vicino a Bersani non avrebbe mai votato un esecutivo Pd-Pdl- Scelta civica).
E allora il buon presidente ha preferito glissare, prendere tempo, nominando due gruppi di saggi per le riforme e i provvedimenti economici più urgenti. E quel che è peggio ha tentato di far risuscitare un “cadavere”, quel governo Monti che l’elettorato italiano ha penalizzato duramente e che appartiene alla legislatura passata, condannandolo all’oblio. Non è vero, caro Presidente, che il governo Monti non sia stato sfiduciato. Lo stesso premier ha sempre riconosciuto che il ritiro del sostegno del Pdl si doveva considerare una piena sfiducia, al punto che ne sono scaturite le dimissioni dell’esecutivo.
Qualcuno ha definito questo “pasticcio” un golpe bianco: una definizione “pesante” ma non nuova. Infatti, l’accusa era già stata fatta al tempo della costituzione del governo Monti (primo errore del presidente Napolitano, invece di sciogliere il parlamento e andare subito alle urne), ma almeno quella volta il governo tecnico era stato subito, obtorto collo, e comunque accettato dai tre maggiori partiti politici.
Questa volta, invece, ”la perdita di tempo” dell’inquilino del Colle si spiega solo con la scelta di passare la mano al suo successore, che dovrebbe togliere le castagne dal fuoco. Ora però il leader del Pd, inviperito, cerca di rispondere con un altro colpo di mano, facendo eleggere (con la stretta maggioranza di centro sinistra e l’apporto di gruppi di grillini, forse “autorizzati” dall’ex comico), Romano Prodi.
L’ex premier, inviso come nessun altro al centrodestra, potrebbe uscire così dalla naftalina e salire in pompa magna al Quirinale. A quel punto verrebbe scongelato anche Bersani, con il via libera alla formazione del suo governo. Durerà poco? E’ molto probabile, ma l’importante non è il bene dell’Italia, ma cercare di contenere l’onda grillina e fare di tutto per vincere le prossime elezioni.