Chi dice ancora che le riforme servono a poco, che tanto questo Paese è infetto e prima di cambiare le nostre regole c’è sempre qualcos’altro di più urgente da fare, si fermi a contare fino a milleecinquecento. Tanti sono i posti di lavoro che la Fca (il nuovo nome della Fiat) attiverà nel giro di poche settimane in Italia. Ora è chiaro che Marchionne, per quanto possa essersi legato a Renzi, mai avrebbe annunciato un tale piano se dietro non ci stava il successo commerciale di alcuni modelli (ed era ora che la Fiat ricominciasse a farne di appetibili per il mercato!). Ma la possibilità di utilizzare strumenti nuovi, come quelli previsti dal Jobs Act, ha dato certamente una spinta in più. Gli investitori esteri d’altronde è questo che vogliono: regole chiare e comparabili sul piano internazionale, oltre ad alcune condizioni di base come le infrastrutture, l’accesso al credito e la sicurezza. Pensiamo allora a quanti altri investimenti guadagneremmo se le riforme procedessero più spedite e se dopo quelle non sempre drastiche del primo anno di governo Renzi riuscissimo a farne altre più decise ed efficaci. Insieme alla Fiat qui tornerebbe a fare impresa tutto il mondo.
L'Editoriale