Svolta. Non ci sono altre parole per definire la decisione degli Stati Uniti di ripristinare le relazioni diplomatiche con Cuba, interrotte oltre mezzo secolo fa in seguito alla rivoluzione di Fidel Castro. Ad annunciare la fine delle ultime impronte della Guerra Fredda sono stati oggi in contemporanea il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente cubano Raul Castro, i quali hanno deciso anche di normalizzare i rapporti e di aprire canali di cooperazione economica, commerciale e nei viaggi. Con un occhio ai diritti umani, che sarà più facile sostenere abbattendo il muro dell’isolamento.
IL FALLIMENTO
Obama parte da una constatazione severa e al tempo stesso molto pragmatica: l’embargo ha fallito. Ha creato immensi disagi a Cuba, “ma mezzo secolo dopo i comunisti di Castro sono sempre al potere”. Per contro ha ridotto la capacità d’influenza degli Stati Uniti, sia nei confronti di Cuba sia verso altri paesi d’America latina: “a tratti ci siamo isolati nell’emisfero occidentale”. Ovvero: gli Stati Uniti si sono messi ai margini rispetto ad un ampio consenso delle nazioni latinoamericane che non avevano condiviso la politica dell’embargo. Tra le aperture, non a caso Obama mette in prima linea la liberalizzazione degli investimenti nelle telecom: per portare Internet su un’isola dove solo il 5% della popolazione naviga online. Inoltre, ha rivelato Obama, la svolta è stata resa possibile anche dall’incoraggiamento del Papa, ringraziato espressamente dal presidente americano. Poi, rivolgendosi alla nazione, il capo della Casa Bianca ha dichiarato: “Siamo davanti ai più grandi cambiamenti nella nostra politica su Cuba in oltre 50 anni, metteremo fine a un approccio obsoleto e che per decenni ha fallito nel promuovere i nostri interessi”, ha annunciato. E ancora: “Lasciamoci alle spalle l’eredita’ sia del colonialismo che del comunismo, la tirannia di cartelli della droga e di elezioni fasulle”.
IL PRETESTO
Il pretesto per questa clamorosa apertura, è la liberazione decisa all’Avana di un businessman americano, Alan Gross. L’uomo lavorava per la United States Agency for International Development ed era andato nell’isola per distribuire strumenti telefonici satellitari per aggirare il blocco dell’accesso ad internet. Era stato arrestato nel 2009 e accusato di essere una spia. Era malato e la sua salute stava degenerando. In base all’accordo per la sua liberazione, gli Stati Uniti hanno accettato di rilasciare tre agenti di intelligence cubani, detenuti in seguito ad un famoso scandalo di spionaggio, e Cuba lascerà andare un altro agente americano. Ma la svolta storica era nell’aria da tempo, Obama ci stava lavorando. Ed è come se la sua sconfitta alle elezioni di midterm avesse improvvisamente “liberato” il presidente, spingendolo a dare un senso e un contenuto più progressista all’ultimo biennio che gli rimane.