Ci risiamo. L’Europa avrà pure una moneta e un Parlamento comune, ma molti dei suoi Paesi ci hanno rimesso la sovranità. E ieri i mercati hanno ricordato alla Grecia che la finanza ama più la propria dittatura che le altrui democrazie. L’annuncio del ritorno al voto ha scatenato così la ritorsione sulla Borsa di Atene, crollata di oltre 12 punti in una seduta sola, con l’effetto di mettere sotto pressione tutte le piazze europee. Il partito favorito è d’altronde quel Syriza (estrema sinistra) di Alexis Tsipras che ha nel suo programma lo stop alle politiche di austerità imposte da Bruxelles e Berlino. Se vincerà, il primo atto sarà quello di mettere le valige in mano e spedire a casa la Troika. L’inizio di un cammino che presto o tardi porterebbe i greci a uscire dall’Unione europea e dall’Euro. In sostanza il sogno di Salvini e Grillo, della Le Pen, di Farage (che non ha neppure il problema dell’euro) e di un esercito di euroscettici che cresce giorno dopo giorno. Un doppio insuccesso per le politiche del rigore, che non solo ci hanno impoverito ma stanno distruggendo l’idea stessa d’Europa.
L'Editoriale