di Francesco Nardi
C’è chi ha ancora qualche difficoltà ad ammetterlo, ma l’agenda la dettano i grillini. E al primo punto all’ordine del giorno ci sono i tagli ai costi della politica, non si scappa.
I neo presidenti di Camera e Senato l’hanno capito subito e infatti hanno cominciato col piede giusto. La prima mossa è stata quella della decurtazione dei loro stipendi del 30%, ma alla truppa di Grillo non è bastato, così la Boldrini ha annunciato di aver rinunciato alla lussuosa Bmw che fu di Fini. Ancora di più ha fatto Piero Grasso che ha comunicato un uleriore taglio della sua indennità, riducendola alla metà di quanto percepiva il suo predecessore Schifani. Ma è proprio in relazione ai predecessori che casca lo spreco. I nuovi reggenti dei due rami del Parlamento non si sono infatti curati, almeno fino ad ora, di intervenire sullo spreco generato dai benefits concessi ai vecchi presidenti di assemblea.
Ai presidenti emeriti di Camera e Senato è infatti riservato un trattamento di tutto riguardo: godono di un ufficio, personale assegnato, spese di viaggio e auto blu.
Un pacchetto che fino a poco fa gli era concesso vita natural durante e che solo da poco è stato limitato a dieci anni, ovviamente a decorrere dalla data di cessazione dell’incarico. Parliamo dunque di costi, banalmente superflui, che ricadranno sul bilancio di Camera e Senato, e quindi su quelle del contribuente, anche per le quote relative alle necessità di Boldrini e Grasso, quando anche questi ultimi abbandoneranno gli scranni più alti dei due consessi che oggi presiedono.
Legislatura breve
Per di più, a detta della maggior parte degli osservatori politici, ci sono buone probabilità che questa legislatura duri fino alla scadenza naturale. Quindi i due futuri ex presidenti si aggiungeranno presumibilmente presto al lungo novero delle spese morte che fiaccano i conti della pubblica amministrazione. Calcoli facili facili, e che si aggravano nel caso di Grasso, che sembra lanciato verso altri impegni istituzionali. Se infatti il tentativo di Bersani di formare un governo dovesse fallire, l’attuale presidente del Senato, forte delle aperture del Pdl in suo favore, sarebbe in pole position per Palazzo Chigi.
E’ solo un ‘ipotesi, ma se si verificasse, la XVII legislatura porterebbe già a tre il numero degli ex presidenti d’Aula da mantenere per ulteriori 10 anni secondo il loro rango.
Attualmente a godere di tale trattamento privilegiato non sono solo l’ex presidente di palazzo Madama, Renato Schifani, e l’ex presidente di Montecitorio Gianfranco Fini. I dieci anni di bonus valgono ancora per Fausto Bertinotti, che è stato presidente della Camera tra il 2006 e il 2008, in contemporanea con il collega Franco Marini al Senato. L’unica nota positiva si registra grazie a Pierferdinando Casini, sullo scranno più alto dell’assemblea dei 630 dal 2001 al 2006. Questi, infatti, al tempo della riforma che ridusse i benefici a 10 anni, annuncioòdi volervi immediatamente rinunciare. Encomiabile, anche se poi qualcuno fece notare che si trattò di un sacrificio da poco, giacché all’epoca il leader dell’Udc godeva di quasi gli stessi privilegi già come capogruppo del suo partito alla Camera. Insomma, Boldrini e Grasso devono fare di più per piacere ai grillini. Soprattutto Grasso, se vuole fare carriera. E oggi, per riuscirci, piacere ai grillini sembra indispensabile.
@coconardi