di Gaetano Pedullà
I problemi del Paese sono immensi, ma il più grave di tutti è che non sappiamo dove andiamo, qual è la nostra politica industriale, su cosa vogliamo diventare leader nel mondo, così da poterci poi costruire attorno un sistema produttivo con cui ripartire. Cultura, patrimonio storico e ambientale suggeriscono da sempre una direzione, ma poi al dunque non c’è governo che abbia la forza di investire nel nostro unico vero giacimento naturale. Una sindrome da autolesionismo che colpisce chi comanda, ma anche chi vuol governare. L’altro Matteo sulla cresta dell’onda ieri non ha perso perciò l’occasione per bocciare le Olimpiadi a Roma nel 2024. E dire che se c’è una promozione che funziona a livello globale, questa è indiscutibilmente lo sport. La polemica politica, e il calcolo elettorale, prendono però il sopravvento sull’interesse generale del Paese. E per un pugno di voti in più – da raccattare con facili slogan sulle opere che non abbiamo saputo gestire nel passato – si pretende di buttare via un’occasione. A meno che il modello di sviluppo che ha in mente Salvini non sia quello di armare migliaia di padani da schierare sulle coste per rigettare a mare gli immigrati.