di Gaetano Pedullà
Ma come, fino a ieri Roma era la città più bella del mondo e adesso è la capitale del degrado? La rivolta di un quartiere contro un centro di rifugiati africani ha scatenato giornali e televisioni. Che dopo aver dormito mentre il fuoco covava sotto la cenere improvvisamente dedicano overdosi di titoli e trasmissioni alla rabbia dei cittadini. Una rappresentazione autentica, così come però è autentico tutto il buono della stessa città. Roma è una madre generosa, abituata da duemila anni ad accogliere fiumi di immigrati da ogni provincia dell’impero. Disagi e tensioni ci sono sempre stati, soprattutto in coincidenza con i maggiori flussi di migranti e con le crisi che ciclicamente hanno attraversato l’Italia e il pianeta. Ma da qui a definire Roma razzista e degradata è una semplificazione banale. Ci sono immensi quartieri dove il decadimento delle regole civili ha toccato il fondo. Ma ci sono anche valori, cultura e umanità che non mostrano un bicchiere tutto vuoto. Far rispettare le regole (e qui tocca allo Stato), educare noi stessi e il prossimo con la forza dell’esempio (e qui siamo tutti coinvolti), possono riempire questo bicchiere un po’ di più.