di Gaetano Pedullà
Bisogna avere un’infinita dose di cinismo per chiedere a un uomo come Giorgio Napolitano, alla sua età, di fare ancora i salti mortali. Perché solo con un salto mortale il presidente della Repubblica potrà far decollare un nuovo governo. Non c’era bisogno del consunto rituale delle consultazioni, iniziate ieri, per rendersi conto che i numeri remano contro. Se si riuscirà a formare, quello che uscirà sarà un governo appiccicato con lo scotch. Un governo che non potrà fare le riforme che servono al Paese. Con gli equilibri instabili usciti dalle ultime urne al massimo si può navigare a vista.
Esattamente come si sta facendo in Sicilia, dove la maggioranza instabile annuncia persino provvedimenti epocali. Ma se poi gratti in superfice, scopri che si tratta di veri e propri bluff, come la soppressione delle province strombazzata martedì scorso dal presidente della Regione Crocetta. Basti vedere il servizio nelle pagine interne per scoprire che delle vecchie nove province, il provvedimento Crocetta ha cancellato il nome per poi far nascere non più nove, ma ben tredici nuovi consorzi tra comuni. Entità la cui composizione è oscura e delegata all’Assemblea regionale. Scommettiamo che questi “consorzi” alla fine costeranno più delle vecchie province? Scommettiamo che avranno più poltrone, dipendenti, soldi da spendere e spandere? Ecco, se vogliamo fare dell’Italia un modello simile, mettiamoci comodi ad aspettare l’esito delle consultazioni, l’affidamento dell’incarico a Bersani o chi per lui e poi l’esito del voto alle Camere. Senza però lamentarci se al massimo vedremo il volenteroso taglio degli stipendi deciso dai neo presidenti di Camera e Senato. Una mossa ad effetto, non scontata, ma che vale lo zero virgola zero niente nell’abisso dei costi del nostro Stato. Dunque, solo pannicelli caldi.