Gli scontri tra peshmerga curdi e i miliziani islamici sono sempre più violenti, Kobane è il campo di battaglia, e nella città da ore sventolano due bandiere nere. Sono i drappi del Califfato, visibili in cima a un edificio di quattro piani e su una collina, in una zona vicinissima a quella dei combattimenti. Documentano l’avanzata dell’Isis verso il confine. Raggruppati, i militanti sono entrati nel perimetro curdo.
La città è una delle tre principali aeree curde della Siria ed è ormai circondata sul lato orientale, occidentale e meridionale (al nord c’è la Turchia). Ma come si temeva, senza un adeguato sostegno militare sul terreno, gli attacchi aerei della coalizione anti-Is non sono riusciti a fermare l’avanzata jihadista. I curdi lo dicono da tempo: non è sufficiente bombardare. E oggi l’ex capo del personale delle forze armate del Regno Unito, il generale Sir David Richards, ha definito “senza senso” la scelta di chi ha inviato i caccia Tornado in Iraq senza prevedere una “complementare” strategia di terra.