di Stefano Sansonetti
Una torta da 4,5 miliardi di euro che sta scatenando appetiti di ogni sorta. In ballo c’è il “futuro informatico” della Pubblica amministrazione e dei risparmi che la tecnologia potrà finalmente garantire. Per far questo, va da sé, lo Stato italiano ha bisogno di mettersi in mano ai più grossi gruppi Ict italiani ed esteri. I quali, proprio in questi giorni, stanno fregandosi le mani in attesa dell’assegnazione di due maxi-bandi di gara predisposti dalla Consip, la società del Tesoro che cura gli approvvigionamenti di beni e servizi per la Pa. Il primo, del valore massimo di 1,95 miliardi di euro in 5 anni, riguarda i sevizi di cloud computing, la famosa “nuvola informatica” che consente di memorizzare e archiviare in rete tutta una serie di dati delle pubbliche amministrazioni. Il secondo, del valore di 2,5 miliardi in sette anni, si riferisce al Spc, ossia al Sistema pubblico di connettività, in pratica la rete destinata a collegare gli uffici pubblici permettendo la condivisione e lo scambio di dati.
L’ASSALTO
Ebbene, a proposito dell’appalto di servizi di cloud computing, nei giorni scorsi la Consip ha inviato lettere d’invito a 12 gruppi concorrenti che si sono prequalificati rispondendo al bando dello scorso dicembre. Il quale, va detto, è stato messo nero su bianco da Consip in conformità alle linee tecniche definite dall’Agenzia per l’Italia digitale, l’altro perno su cui ruota il meccanismo. Il tutto, stima la Consip, a regime potrà garantire un risparmio di 3 miliardi. Secondo quanto risulta a La Notizia, all’interno della lista spiccano innanzitutto i nomi di Telecom Italia e Poste, le società che da tempo in Italia hanno sviluppato servizi “cloud”. A tal proposito appare curiosa la posizione di Poste, visto che il suo amministratore delegato, Francesco Caio, fino a non molto tempo fa è stato commissario dell’Agenda digitale, la cui attuazione deve essere garantita proprio dall’Agenzia per l’Italia digitale. Senza contare che l’ex direttore dell’Agenzia, Agostino Ragosa, in precedenza era stato un top manager delle stesse Poste con l’incarico di “chief information officer”.
GLI ALTRI
Dopo Telecom e Poste, tra gli altri, la lista dovrebbe contenere i nomi di British Telecom, Fastweb, Wind, Ibm, Tiscali, Ericsson, Infracom e Cloud Italia. Che poi, alla fine, si tratta più o meno degli stessi pretendenti che mirano alla gara “gemella” del Spc, Sistema pubblico di connettività (2,5 miliardi nei prossimi 7 anni). Qui, dopo le prequalifiche, la Consip ha inviato lettere a sette raggruppamenti: British Telecom; Fastweb-Ibm; Infracom-Cloud Italia-Mc Link; Vodafone-Ericsson; Wind-Poste; Telecom; Tiscali. La procedura di assegnazione, però, sconta alcuni ritardi. Al punto che nei mesi scorsi la Consip si è vista costretta a prorogare per un massimo di 24 mesi il servizio attualmente svolto da Fastweb (con Hewlett Packard), British Telecom, Wind e Telecom. Sempre gli stessi, quindi, pronti per l’ennesima cuccagna.