Di Marcello Di Napoli
Essere o non essere con il Regno Unito? Questo è il dilemma. Senza scomodare più di tanto Shakespeare, ieri, alla vigilia del referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, nuovi sondaggi hanno dato i “no” in vantaggio di circa quattro punti percentuali. Secondo quello dell’istituto Icm per Scotsman gli unionisti sarebbero il 45% e i secessionisti il 41%. Opinium per il Daily Telegraph, invece ha visto i “no” al 49% e i “sì” al 45%. Stessa distanza in quella di Survation per il Daily Mail: 48% a 44%. Nel caso del primo sondaggio il dato fondamentale è quello relativo agli indecisi, ben il 14%. Dato che scende al 6% nella seconda indagine e all’8% nella terza. A questa fetta di elettorato si rivolgono i leader scozzesi dell’uno e dell’altro campo, ma anche quelli britannici. Per convincere gli indecisi a votare contro l’indipendenza, i leader dei principali partiti hanno fatto fronte comune e hanno messo nero su bianco l’impegno a concedere maggiori poteri alla Scozia sarà ancora parte del Regno Unito.
LA BOLLA
La promessa, con tanto di firme in calce del conservatore David Cameron, del laburista Ed Miliband e del liberaldemocratico Nick Clegg, è stata pubblicata in prima pagina sul quotidiano scozzese Daily Record. Tre i punti principali del documento: “vasti poteri” per il Parlamento scozzese “secondo la tabella di marcia stabilita” dai partiti e illustrata dall’ex premier Gordon Brown nei giorni scorsi; garanzia di “condivisione delle risorse in maniera equa” e, come ultimo punto, impegno “categorico” nel riconoscere al governo scozzese la decisione sul finanziamento dell’Nhs, il servizio sanitario nazionale che costituisce una delle maggiori incognite in caso di indipendenza secondo parte dell’elettorato. Ma la “promessa” non ha smosso minimamente il premier scozzese, il leader indipendentista Alex Salmond, che ha considerato la bolla come una concessione fuori tempo massimo: “è una disperata offerta last minute e sul nulla. Non riuscirà a dissuadere gli scozzesi dalla grande opportunità di affidare il futuro della Scozia nelle mani della Scozia”. La sua vice, Nicola Sturgeon, è andata oltre: “Se le intenzioni erano serie allora perché solo adesso?”. E, infine, ha accusato: “Stanno trattando gli elettori scozzesi con condiscendenza”. L’indipendenza scozzese renderebbe tutto il Regno Unito più vulnerabile agli attacchi. In una lettera al Sun, 14 ex capi delle forze armate hanno sostenuto che un “no” al referendum sarebbe “cruciale per tutta la nostra sicurezza” e dividere la Gran Bretagna “indebolirebbe tutti noi”. Nella “lettera aperta al popolo della Scozia” vengono espresse le loro preoccupazioni sulla possibilità di un esercito scozzese distinto. “In quanto ex capi della Royal Navy, dell’esercito britannico e della Royal Air Force, sappiamo che è fantasia parlare di forze armate regionali”, hanno scritto, “ci addestriamo come uno, combattiamo come uno e siamo sotto un unico comando. Noi non siamo, e non siamo mai stati, strutturati per la divisione”.