di Franco Rossi
Quattordici anni di potere assoluto. Dal 1999 l’Ugl è guidato dallo stesso soggetto. Un soggetto che nel corso del tempo, ha indossato maschere diverse senza mai coprire, però, la sostanza che identifica in Stefano Cetica e Renata Polverini, l’unico e vero organo di potere dell’Unione generale del lavoro. Una gestione “nazional familiare” in cui il legame di parentela rappresenta la vera filosofia aziendale.
Impossibile capire l’Ugl senza analizzare il legame che li unisce. Un rapporto, non sempre idilliaco, che ha contraddistinto non solo la vita del sindacato ma anche la recente esperienza della Regione Lazio.
Ma la storia di potere tra Polverini e Cetica, non è certo terminata con la prematura fine della legislatura in cui per la prima volta nella storia un presidente della Regione si è dimesso. Continua ancora, concretizzandosi all’interno di quella che senza dubbio rappresenta una loro creatura: l’Ugl appunto. Anche se il segretario dal 201a è Giovanni Centrella. Un onesto lavoratore che però deve resistere alle mille pressioni dei soliti due.
E quando fu di lasciare la sede sindacato per impegni più importanti e di prestigio, qualcuno pensò di creare una succursale in via Cristoforo Colombo della Regione Lazio. Così nei posti chiave furono chiamate persone Ugl: Salvatore Ronghi, nominato segretario generale della Giunta e Giovanni Zoroddu capo di Gabinetto.
Per il corretto funzionamento della presidenza, serviva una persona di fiducia che curasse anche ogni aspetto legale legato alla governatrice; e così fu incaricato l’avvocato Giuliano Bologna, provenienza sempre la stessa: Ugl.
Sulla gestione economica del sindacato, negli anni di Polverini e Cetica sembra aleggiare un’ombra di mistero. Sembra che lo stesso Centrella, nel momento del suo insediamento abbia avuto più di una qualche difficoltà per capire il reale stato dei conti del sindacato. Sembra, comunque, che nessuno abbia avuto da ridire. In realtà esiste un resoconto delle entrate e delle uscite del 2011, da cui risulta alla voce contributi associativi e sostenitori la cifra di 12 milioni di euro, ma per il resto è tutto molto vago.
Eppure qualcosa di strano emerge.
Nello specifico accade che a capo del Caf e del Patronato (e casse di ogni sindacato) ci sia irritualmente un solo uomo, quel Rolando Vicari, fedelissimo di Polverini.
Di storie ce ne sono tante. Come quella dell’affitto dei due appartamenti situati al primo piano di via delle Botteghe Oscure 54, pagati dall’Ugl. Accade che in uno di questi, dopo averlo svuotato di mobili e dipendenti che lavoravano per una società collegata al sindacato, ne sia stato ricavato uno splendido ufficio per la deputata Pdl, Renata Polverini.
Eppure una questione morale era stata più volte sollevata all’interno dell’Ugl, senza mai sortire però alcun effetto. E così non è mai stato chiarito perché nel 1997 il “Caaf” dell’Ugl abbia conferito un appalto per forniture di servizi informatici di 240 milioni di lire alla Società Tavani S.r.l. amministrata dalla signora Giovanna Sensi, madre di renata Polverini.
Risulta ancora più stravagante il fatto che la Tavani Srl fino a poco prima di ricevere l’appalto Ugl si fosse dedicata al pur nobile commercio di maglieria e biancheria intima.
Altra questione morale, che non ha trovato risposte e che rientra in quella gestione famigliare cui si faceva riferimento, si riferisce a un immobile che l’Ugl avrebbe svenduto, di fatto rimettendoci un sacco di soldi.
L’edificio, nel Comune di Monte Polino (in provincia di Terni) comprato nel 1988 dalla Centro Alfa Srl, una società dell’Ugl, a 430 milioni di lire fu rivenduto 10 anni dopo a 300 milioni di lire al marito della figlia di Rolando Vicari, atto datato 12 giugno 1998.
Una perdita netta di 130 milioni di lire. Ma tutto torna, se c’è di mezzo la parentela. E si sa il sindacato è una grande famiglia che deve essere protetta a ogni costo.