Di Paolo Mastrolilli per La Stampa
L’inchiesta sulla decapitazione di James Foley punta su tre o quattro «jihadisti della porta accanto» londinesi, con le forze speciali britanniche Sas che aspettano l’ordine di andare a prendere il killer. Negli Usa però cresce la preoccupazione per attacchi terroristici sul territorio americano, dopo le minacce contenute nella lettera inviata alla famiglia del giornalista ucciso, e altre contro la città di Chicago e la Casa Bianca.
La prima persona su cui si stanno concentrando gli investigatori è Shajul Islam, un medico londinese che fino al 2012 lavorava al St. Bart Hospital. Shajul ha 28 anni, ed era stato incriminato per il rapimento del giornalista britannico John Cantlie, insieme al suo complice Jubayer Chowdhury. Islam era riuscito ad evitare la condanna: aveva ammesso di essere andato in Siria, ma solo per curare le vittime. Gli investigatori dell’antiterrorismo però non hanno mai tolto gli occhi da Shajul, anche perché il suo fratello minore Razul, 21 anni, è andato in Siria a combattere. Ora lo vogliono interrogare, per sapere se conosce «John», il capo del gruppo jihadista denominato «Beatles» che avrebbe decapitato Foley. Razul è uno dei sospettati, e il fratello Shajul potrebbe essere la chiave per trovarlo.
Un altro sospettato è Abdel Majed Abdel Bary, un ex rapper di 23 anni che viveva nella zona occidentale di Londra. Anche lui l’anno scorso era andato in Siria, e poco dopo aveva pubblicato via Twitter una foto mentre teneva in mano una testa decapitata. La sua voce, la sua pelle e la sua conformazione sono simili a quelle del terrorista del video dell’uccisione di Foley.
Nella lista poi c’è anche Aine Davis, un ex spacciatore di Hammersmith, sempre nella parte occidentale di Londra, che aveva abbandonato la vita delle gang e si era convertito all’islam, prima di andare a combattere in Siria.
Questi profili raccontano storie di giovani che vivevano con noi, nelle nostre società, ma per qualche ragione hanno scelto di mollare tutto e diventare terroristi. Come loro ce ne sono almeno 3000, secondo l’intelligence occidentale, che ora potrebbero tornare in Europa o negli Usa per condurre attentati. Lo conferma la mail inviata dall’Isis ai genitori di Foley, prima di decapitarlo: «Finora non abbiamo attaccato i vostri cittadini al sicuro nelle loro case, nonostante la nostra capacità di farlo! Oggi le nostre spade sono sfoderate contro di voi, governi e cittadini. E non ci fermeremo finché avremo saziato la nostra sete del vostro sangue. Voi non avete risparmiato i nostri deboli, vecchi, donne e bambini, e noi non risparmieremo i vostri».
Foto pubblicate su Facebook e Twitter minacciano di colpire Chicago e la Casa Bianca: «I soldati dell’Isis passeranno qui presto», dice il testo, «siamo nelle vostre strade, siete nostri obiettivi ovunque». L’Fbi sta verificando l’autenticità delle minacce, mentre il governatore del Texas Perry ha avvertito che i terroristi potrebbero infiltrarsi dal Messico. E il senatore dell’Oklahoma Inhofe ha detto che l’Isis sta rapidamente sviluppando un metodo per far esplodere una grande città americana. Ieri anche il vice consigliere per la sicurezza nazionale, Ben Rhodes, ha detto che l’uccisione di Foley è stata un attacco terroristico contro gli Usa, e ora potrebbero arrivarne altri. Perciò la strategia cambia: nel breve, i raid militari puntano a contenere l’Isis in Iraq, ma nel lungo periodo l’obiettivo è sconfiggerlo .