Di Michele Sasso per l’Espresso
«Noto che il primo segnale di vita arriva sulle ferie. Io starò tutta l’estate a Palazzo Chigi». Era il 15 luglio e un brusio si era alzato tra i parlamentari democratici, in riunione a Montecitorio da Matteo Renzi, che annunciava con il solito piglio che il Parlamento sarebbe stato aperto tutta l’estate, causa decreti urgenti in scadenza.
Gli italiani rimangono a casa? E anche gli onorevoli non fanno vacanze. Mossa più mediatica che reale. Passate tre settimane, convertiti i decreti, ecco che il Parlamento chiude senza intoppi. Il mantra “poche ferie”, circolato con insistenza nei Palazzi, tra rassegnazione e annunci di ribellioni si è sciolto ai primi caldi di agosto. Il governo aveva pre-allertato i gruppi di maggioranza per garantire i lavori fino a venerdì 8 agosto e a partire da lunedì 25 agosto.
Così i giorni di ferie sarebbero stati diciasette, il minimo storico. Poi la richiesta di tenere aperto un cuscinetto di due giorni nella settimana di Ferragosto, fino al 12. «Deciderà la presidente Boldrini quando affrontare il problema», aveva detto il ministro Maria Elena Boschi. Soltanto l’idea di passare un giorno in più a Roma ha accelerato l’accordo tra tutti i gruppi parlamentari, dai riottosi di Sel fino alla Lega Nord. Le prenotazioni di voli e hotel già fatte sono sacrosante per tutti.
Camera chiusa con l’ultima seduta di giovedì 7 agosto e convocata per giovedì 4 settembre. Ventisei giorni di ferie garantiti. Anche gli uffici rimangano senza personale perché l’attività legislativa e di aula è ferma.
Calendario simile per il Senato: approvata la riforma dopo settimane di scontri, la paura del forzista Franco Cardiello («Ho il traghetto alle due, ce la farò a prenderlo?») ha avuto la meglio nel giorno che sanciva la fine del bicameralismo perfetto. Per i senatori il ritorno a Palazzo Madama è previsto per mercoledì 3 settembre.
CHE VACANZE IN REGIONE
Anche nei parlamentini regionali le ferie sono sacre. Tutto fermo ad agosto e appuntamento, con calma, a settembre. Tecnicamente è la «sospensione dei lavori», di cui gode ciascuna assemblea regionale. In pratica è una bella pausa di 45 giorni. I consiglieri regionali che lavorano di meno questa estate sono quelli di Bologna.
Dopo 15 anni, in Emilia Romagna si è chiusa (con le dimissioni) l’epoca del Governatore Vasco Errani. Le ultime leggi sono state approvaate il 23 luglio. Il consiglio sarà in carica solo per l’ordinaria amministrazione in vista delle elezioni di novembre. Per ritrovarsi con i pieni poteri solo a dicembre.
In Toscana l’aula resta ferma 40 giorni, dal 30 luglio al 9 settembre. Stesso meritato break per gli ottanta consiglieri lombardi. Dodici giorni in meno del 2011, quando, con il presidente Roberto Formigoni, i giorni di ferie toccarono quota 52. Le commissioni cominceranno poco prima, ma senza grande anticipo.
La Regione Puglia guidata dal governatore Nichi Vendola ha cambiato il regolamento del consiglio regionale a partire dal 2011. Prima di allora erano previsti 53 giorni di ferie. Ora sono ridotti a quaranta.
DUE MESI PER LA COMMISSIONE RAI
In via Mazzini l’estate è il momento di definire i programmi, i palinsesti e i contratti per la prossima stagione. Mesi caldi di trattative e riunioni che però non toccano la commissione di vigilanza Rai. A prendere di mira la decisione del presidente Roberto Fico è il deputato del Pd e segretario della stessa commissione Michele Anzaldi: «È inaccettabile che il presidente Fico continui a tenere chiusa la commissione di Vigilanza due mesi per ferie, alla luce delle importanti novità annunciate in questi giorni dal direttore Luigi Gubitosi sull’informazione del servizio pubblico. Fico si faccia promotore della ricerca di una finestra temporale compatibile con i lavori del Senato, per far presentare subito il piano news in commissione».
Anzaldi aveva chiesto via lettera una seduta ma il grillino Fico ha escluso convocazioni della commissione ad agosto. Mentre è in corso un ampio dibattito sulla riorganizzazione che la dirigenza Rai sta preparando per l’informazione del servizio pubblico (che tocca più di 1.500 giornalisti e centinaia di milioni di euro che derivano dal canone), la commissione di Vigilanza decide di rinviare tutto a settembre. Quando i giochi saranno forse chiusi.
PER LE DENUNCE RIPASSI
Nelle grandi città e nei piccoli centri tutti gli uffici rallentano i ritmi, riducono gli orari e con il turnover del personale si assicura il riposo a tutti i dipendenti. A Modena, però, sono andati oltre: un posto di polizia è andato in vacanza, con tanto di cartello di arrivederci. Serrande abbassate, portoni chiusi e nessuna informazione. Chi deve fare una denuncia nelle vicinanze del centro deve andare in Questura.
Per qualche settimana sono arrivati in supporto alcuni colleghi. Poi, anche per loro, è giunto il momento di andare in ferie. E allora fine delle denunce. Il posto di polizia del centro storico della città emiliana è composto da due responsabili, da due agenti di una volante e dai poliziotti di quartiere. Se mancano i capi, tutto si blocca.
La realtà quaotidiana è la cronica carenza di personale. «La situazione è grave – afferma il segretario del sindacato Sap Rocco Caccavella – e bisogna che anche a Modena avvenga ciò che è prassi nelle altre Questure. Cioè si effettua una rotazione di tutti gli uffici per sopperire al personale che prende le denunce tutto l’anno». Soluzione banale. Gli agenti scarseggiano e il lavoro è tanto. Ma la coperta è corta: meglio non accogliere più nessuno. Quando ci saranno nuovi arrivi allora si potrà tornare a lavorare a pieno regime. Intanto per la denuncia è meglio ripassare.