Dalla Redazione
La nuona tregua tra Israele e Hamas è già in bilico. Poche ore dopo l’inzio del nuov cessate il fuoco (scattato a mezzanotte) l’aviazione di Tel Aviv ha bombardato nuovamente la Striscia in risposta al lancio di tre missili partiti da Gaza. Le ostilità si sono protratte sino alle tre del mattino. Ma la situazione resta tesa. Hamas, per bocca del suo portavoce Sami Abu Zuhri, “ha negato di aver lanciato ieri sera razzi” contro lo Stato ebraico. Ma Israele ha accusato l’organizzazione palestinese di “aver rotto la tregua”. Tre razzi sarebbero caduti in zone aperte, mentre un quarto sarebbe stato intercettato dal sistema di difesa israeliano sopra Netivot. Probabile che a provocare Tel Aviv non sia stata Hamas ma qualche altra organizzazione.
La nuova tregua, che durerà cinque giorni, è stata decisa in extremis, al termine di una giornata di febbrili trattative al Cairo. Azzam al-Ahmad, capo della delegazione palestinese al Cairo, ha annunciato che “la tregua non sarà di altri tre giorni ma di cinque giorni. Abbiamo accettato di dare più tempo alla trattativa”. Rinviate, per il momento, le questioni più spinose che hanno rischiato di far saltare il tavolo: il disarmo di Hamas per gli israeliani, la fine dell’embargo a Gaza per i palestinesi, oltre ad altri capitoli scottanti, dai prigionieri ai cadaveri dei soldati uccisi nel conflitto di queste settimane.
Le due parti avevano raggiunto un’intesa parziale su sei punti messi sul piatto dagli egiziani. In sostanza, in cambio dell’attenuazione dell’embargo, con maggiori flussi ai valichi e anche salari ai membri civili di Hamas, le fazioni palestinesi si sarebbero impegnate a non sparare razzi contro Israele non per 3 giorni ma per molto più tempo, addrittura “anni” secondo i più moderati.